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Tumore alla prostata, svolta terapeutica per i casi più aggressivi

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Dal Congresso 2025 dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) emergono grandi notizie per i pazienti con tumore alla prostata metastatico sensibile alla castrazione. Ecco le novità

Il tumore alla prostata rappresenta la neoplasia più comune tra gli uomini over 50. In Italia colpisce circa un uomo su otto. Solo nel 2024, secondo le stime di AIOM e AIRTUM contenute nel volume “I numeri del cancro in Italia 2024”, si registrano 40.192 nuovi casi. Un dato rilevante accompagna questi numeri: la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è in costante aumento e ha raggiunto il 91% tra i pazienti italiani. Come accade per tutte le persone affette da una malattia oncologica, anche chi convive con un tumore alla prostata guarda al futuro con l’aspettativa – e la speranza – di vivere più a lungo e in migliori condizioni, grazie a terapie capaci di rallentare la progressione del tumore o addirittura arrestarne l’avanzamento.

Grandi notizie arrivano da Chicago, dove è in corso il congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO). In particolare, la novità riguarda i pazienti con tumore alla prostata metastatico sensibile alla castrazione. Secondo i dati presentati, l’aggiunta del farmaco darolutamide alla tradizionale terapia di deprivazione androgenica ha portato a un miglioramento clinicamente significativo della qualità della vita legata alla salute. In termini pratici, questo significa che i pazienti trattati con darolutamide sperimentano un ritardo nella comparsa del dolore oncologico e dei sintomi urinari, oltre a riportare un senso di benessere generale – fisico, sociale e funzionale – più duraturo rispetto a chi non riceve questo trattamento aggiuntivo.

Le analisi hanno evidenziato un miglioramento clinicamente significativo della qualità di vita correlata alla salute (HrQoL) e un ritardo nella progressione del dolore nei pazienti trattati con darolutamide in combinazione con terapia di deprivazione androgenica (ADT), rispetto a quelli che hanno ricevuto placebo più ADT. In particolare, la nuova analisi post-hoc dello studio di Fase 3 ARANOTE ha mostrato che darolutamide ha prolungato il tempo al deterioramento del punteggio complessivo nel Functional Assessment of Cancer Therapy–Prostate (FACT-P) – un indicatore chiave del benessere generale – di 5 mesi: 16 mesi contro gli 11 mesi del gruppo placebo.

Nel corso del congresso sono stati inoltre presentati dati relativi all’impiego di radio-223 dicloruro in pazienti con metastasi ossee, con risultati promettenti nell’ambito delle terapie combinate volte a migliorare non solo il controllo della malattia, ma anche la qualità di vita dei pazienti oncologici.

“I risultati dello studio Aranote evidenziano chiaramente un ulteriore ruolo positivo di darolutamide”sottolinea Orazio Caffo, direttore Oncologia all’ Ospedale Santa Chiara di Trento. “Oltre a estendere la sopravvivenza libera da progressione – prosegue – determina ritardi clinicamente significativi nel deterioramento della qualità della vita, rispetto alla sola terapia ormonale. Il tumore della prostata può, infatti, determinare ripercussioni importanti sulla quotidianità. E’ fondamentale la disponibilità di nuovi trattamenti in grado di preservare il benessere del paziente a 360 gradi e di ritardare la progressione del dolore”.

Sempre all’Asco 2025 sono emersi i dati di due studi clinici per la valutazione di radio-223 dicloruro nei pazienti con carcinoma della prostata metastatico resistente alla castrazione con metastasi ossee. Si tratta del primo e unico radiofarmaco alfa-emittente approvato per il trattamento di questo tipo di pazienti. I risultati mostrano che l’aggiunta di radio-223 a enzalutamide, un inibitore della via del recettore degli androgeni (Arpi), provoca un’azione positiva su alcuni parametri che sono la spia dell’attività del tumore. La combinazione peraltro aveva già dimostrato la sua efficacia nell’aumentare la sopravvivenza libera da progressione radiologica, con una riduzione del 31% del rischio di progressione o di morte rispetto alla somministrazione del solo enzalutamide.

“La nuova analisi dallo studio Peace III fornisce ulteriori informazioni utili sui benefici derivati dalla combinazione terapeutic”  – afferma Ugo De Giorgi, direttore dell’Oncologia Universitaria Ospedale Vito Fazzi di Lecce. “Siamo incoraggiati– aggiunge – da questi risultati con la terapia di combinazione con il radio-223 dicloruro che ha dimostrato miglioramenti nella risposta sia a Psa che ad Alp, oltre ai miglioramenti nella sopravvivenza già noti. Si sta quindi affacciando nella nostra pratica clinica un’ulteriore possibile opzione di cura per quei pazienti colpiti da tumore prostatico metastatico resistente alla castrazione, inclusi quei pazienti che necessitano di una più decisa risposta clinica, che talvolta la sola terapia ormonale non è in grado di dare”.

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