Un nuovo studio ha identificato il ruolo di due particolari proteine coinvolte nell’insorgenza di devastanti patologie come sclerosi multipla e Alzheimer
Recenti studi evidenziano l’importanza del sistema immunitario nelle patologie cerebrali. Per lungo tempo si è ritenuto che il sistema nervoso centrale operasse in autonomia, protetto dalla barriera emato-encefalica che lo rende particolarmente resistente agli agenti esterni. SI parlava infatti di “santuario immunologico privilegiato”. Negli ultimi dieci anni in particolare, si è però sempre più scoperta l’importanza del sistema immunitario, in particolare anche di alcune proteine.
“Nell’ultimo decennio è però diventato via via sempre più evidente che così non è: il cervello e il sistema immunitario hanno un fitto dialogo, importante non solo per la difesa del cervello, ma anche per il suo funzionamento” – spiega Gabriela Constantin, ordinaria di Patologia Generale e Immunologia all’Università di Verona e coordinatrice di un gruppo di ricerca dedicato alla Neuroimmunologia e Neuroinfiammazione. Il team in questione ha presentato i primi risultati a Napoli in occasione del Primo Forum Nazionale delle Neuroscienze nelll’ambito del progetto di ricerca Mnesys.
Il sistema immunitario gioca un ruolo fondamentale non solo nell’insorgenza della sclerosi multipla ma anche nella malattia di Alzheimer, come emerge dagli studi non ancora pubblicati ma condotti dall’Università di Verona. In attesa della pubblicazione degli studi, riportiamo le principali novità emerse dalle parole dei protagonisti.
Le due proteine: l’osteopontina e la parvalbumina
“Abbiamo identificato l’osteopontina – spiega Enrico Cherubini tra gli autori del lavoro. L’osteopontina è una proteina coinvolta nel rimodellamento osseo con rilevanti azioni pro-infiammatorie, spia del calo numerico e funzionale dei neuroni e delle loro connessioni e della progressione della malattia in pazienti con sclerosi multipla in fase precoce. Inoltre – spiega l’esperto – la presenza di un’altra proteina, la parvalbumina, all’esordio della malattia, è stata identificata come indicatore in grado di anticipare lo sviluppo di danno cerebrale a distanza di 4 anni. Sempre legato al sistema immunitario ci sarebbe poi una reazione infiammatoria che potrebbe contribuire all’insorgenza dell’epilessia e in particolare a quelle forme resistenti ai farmaci aprendo nuove strade per il trattamento della malattia”.
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