I soggetti che soffrono di malattie al cuore sono particolarmente fragili agli effetti dell’inquinamento atmosferico. La conferma arriva da un nuovo studio
Le persone affette da patologie cardiache, in particolare da insufficienza cardiaca, risultano essere estremamente sensibili agli effetti negativi dell’inquinamento atmosferico. Questa evidenza proviene da una ricerca realizzata dai ricercatori del centro cardiologico Intermountain Health di Salt Lake City, presentata alla conferenza internazionale dell’American Heart Association tenutasi a Chicago. Lo studio ha evidenziato che due marcatori infiammatori, CCL27 (chemiochina ligando 27 con motivo CC) e IL-18 (interleuchina 18), erano significativamente aumentati nei pazienti con insufficienza cardiaca esposti a una cattiva qualità dell’aria, mentre non si riscontravano variazioni tra i soggetti senza patologie cardiache.
Ricerche precedenti hanno già evidenziato che individui con patologie croniche, come insufficienza cardiaca, malattie coronariche o asma, subiscono un peggioramento della loro condizione durante i picchi di inquinamento atmosferico. Tuttavia, il nuovo studio dimostra che, nei periodi di scarsa qualità dell’aria, si verifica un aumento specifico dei livelli di infiammazione cardiaca nelle persone affette da malattie al cuore. “Questi biomarcatori sono aumentati in risposta all’inquinamento atmosferico nelle persone che avevano già malattie cardiache, ma non nei pazienti che non ne avevano, dimostrando che i pazienti con insufficienza cardiaca non sono in grado di adattarsi ai cambiamenti nell’ambiente” – spiega Benjamin Horne, ricercatore principale dello studio e professore presso l’Intermountain Health.
Per condurre lo studio, i ricercatori hanno analizzato campioni di sangue provenienti dai partecipanti al registro Intermountain INSPIRE, che raccoglie campioni biologici, dati medici e informazioni di laboratorio sia da persone sane sia da pazienti con diverse condizioni mediche. Gli scienziati si sono concentrati su 115 proteine specifiche che possono indicare un aumento dell’infiammazione nell’organismo. Hanno esaminato i campioni di sangue di 44 pazienti con insufficienza cardiaca e di 35 individui senza malattie cardiache. I ricercatori hanno prelevato i campioni sia in giornate con bassi livelli di inquinamento atmosferico, in cui le concentrazioni di PM 2,5 erano inferiori a 7 microgrammi per metro cubo (μg/m³) di aria, sia in giornate con livelli elevati di inquinamento, quando le concentrazioni di PM 2,5 superavano i 20 μg/m³, per confrontare i risultati.
I picchi di inquinamento considerati nello studio sono stati attribuiti al fumo degli incendi boschivi durante l’estate o ai fenomeni di inversione termica in inverno, in cui l’aria calda intrappola l’inquinamento vicino al suolo. I ricercatori hanno rilevato che i livelli di due marcatori infiammatori, CCL27 e IL-18, risultavano elevati nei pazienti con insufficienza cardiaca, mentre non mostravano variazioni nei soggetti senza malattie cardiache. “Questi risultati ci forniscono alcune informazioni sui meccanismi delle persone con insufficienza cardiaca che soffrono di infiammazione e suggeriscono che non sono in grado di rispondere all’infiammazione acuta come le persone sane” – conclude Horne.
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