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Malattie del cuore: ecco i nuovi fattori di rischio

Tempo di lettura: 2 minuti

Una metanalisi realizzata da un team del Policlinico ‘Gemelli’ di Roma ha esaminato i fattori di rischio cardiovascolari del terzo millennio

Una nuova analisi condotta da un team del Policlinico ‘Gemelli’ di Roma, in collaborazione con rinomati esperti americani (Deepak Bhatt del Mount Sinai di New York e Sanjay Rajagopalan della Case Western Reserve University di Cleveland), ha esaminato i fattori di rischio cardiovascolari nel terzo millennio. Emerge come principale causa l’inquinamento atmosferico, coinvolto a sua volta nei processi legati ai cambiamenti climatici che influenzano la salute del cuore. Da tenere in considerazione anche l’impatto dell’inquinamento acustico e luminoso, così come lo stato di salute mentale, l’isolamento sociale e le malattie infettive. L’estratto originale della metanalisi è stato pubblicato sull’European Heart Journal.

Il commento del primo autore dello studio

“Sebbene negli anni i trattamenti contro i fattori di rischio tradizionali siano diventati sempre più efficaci e abbiano contribuito non poco a ridurre incidenza e conseguenze della cardiopatia ischemica, questa resta la principale causa di morte nel mondo”sottolinea il Dr. Rocco Montone, primo autore dello studio. “Per questo l’attenzione – spiega l’esperto – si sta allargando dai fattori di rischio tradizionale, a tutto ciò che ci circonda, al mondo del quale siamo immersi, fatto di inquinamento, virus, problemi economici e psicologici che, a loro volta, possono contribuire in maniera sostanziale a determinare e perpetuare il problema della cardiopatia ischemica”

“Questi fattori di rischio – prosegue l’esperto – interagiscono in modo imprevedibile, spesso potenziandosi tra loro. Ecco perché è necessario considerarli nella loro totalità, includendoli in questo nuovo paradigma dell’esposoma. La nostra review fa dunque il punto su come l’esposizione a lungo termine all’esposoma possa contribuire alla comparsa di cardiopatia ischemica e suggerisce quali potenziali strategie di mitigazione del rischio andrebbero messe in atto”.

L’inquinamento atmosferico (soprattutto da PM2.5 o particolato fine) da solo può ridurre l’aspettativa di vita di 2,9 anni (il fumo di tabacco la riduce di 2,2 anni). “Questi decessi da inquinamento – ricorda il dottor Montone – sono causati soprattutto da malattie cardiovascolari e agiscono su vari meccanismi”.

Altri fattori: caldo, salute mentale e infezioni

Molto importante e delicata anche la questione legata all’impatto dei cambiamenti climatici. “Le ondate di caldo – spiega sempre l’esperto – sono sempre più frequenti; una prolungata esposizione al caldo è correlata, come sottolineata da studi recenti, ad aumentato rischio di mortalità cardiovascolare”. Lo studio si concentra anche sul problema della salute mentale. Lo stress, la depressione e l’isolamento sociale possono minare la salute individuale e contribuire all’insorgenza di problematiche cardiovascolari. Il rischio cardiovascolare aumenta anche in presenza di infezioni respiratorie importanti come l’influenza o il Covid, ma anche in seguito a parodontiti, Clamidia e infezioni da Helicobacter pylori.

Clicca qui per leggere l’estratto originale dello studio.

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