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Radioterapia: diversi falsi miti da sfatare

Tempo di lettura: 3 minuti

La percezione dei pazienti sul trattamento radioterapico è poco chiara e gravata da numerosi falsi miti. Lo confermano i risultati presentati al 34° Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana di Radiologia e Oncologia Clinica (AIRO)

Gli effetti collaterali della radioterapia rappresentano un’eredità difficile da superare, radicata nell’esperienza italiana da lungo tempo. In particolare ci sono diversi falsi miti che influenzano la percezione dei pazienti sul trattamento radioterapico. Il tutto emerge dai risultati dell’indagine AstraRicerche per AIRO presentati durante il 34°Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana di Radiologia e Oncologia Clinica (AIRO) nell’ambito del 1° Congresso Congiunto delle Società Scientifiche nell’Area Radiologica svoltosi a Milano.

Colpisce che poco più della metà degli intervistati (50,5%) abbia avuto un’esperienza diretta o indiretta con la radioterapia, chi per malattia di familiari (25%) o di amici e conoscenti (22%), ma, nonostante questo, la percezione del trattamento è poco chiara e gravata da numerosi falsi miti, da cui AIRO vuole partire per intervenire con un processo di educazione e formazione sulle persone.

Le parole del Presidente AIRO

“L’identikit emerso rafforza la necessità di un’informazione corretta e capillare sui benefici e sulle modalità della radioterapia che hanno subito un’incredibile evoluzione spiega Marco Krengli, Presidente AIRO. Il Congresso Nazionale attualmente in corso – prosegue l’esperto – rappresenta un momento di confronto su temi cruciali per il futuro della radioterapia in Italia, con l’obiettivo non solo di migliorarne gli obiettivi di cura, ma anche di rafforzare il legame con l’oncologo radioterapista. Potremo dichiararci soddisfatti quando verrà superata la percezione distorta del nostro ruolo emersa nell’indagine. Sebbene il 77% creda che il radioterapista lavori a stretto contatto con medici oncologi, solo il 41% sa che non è sempre un medico oncologo e lo identifica con un tecnico altamente specializzato”.

“Questa confusione – continua il Presidente AIRO – può portare a sottovalutare l’importanza del radioterapista e il suo fondamentale contributo nel percorso di cura del cancro. È pertanto essenziale promuovere una migliore comprensione e riconoscimento delle competenze e dei ruoli specifici per valorizzarne appieno il valore e migliorare la fiducia e l’efficacia del sistema sanitario”.

La principale preoccupazione riguarda la persistenza della radioattività nel corpo dopo il trattamento: solo il 38,2% degli intervistati sa che la radioterapia non lascia tracce di radioattività, mentre più della metà (51,8%) erroneamente ritiene che il trattamento possa rendere il paziente radioattivo per un certo periodo. Inoltre, vi sono numerose apprensioni riguardo alle possibili limitazioni nella vita quotidiana dovute alla radioterapia. Solo il 52,2% crede che dopo una sessione di radioterapia si possa mangiare normalmente, mentre percentuali minori ritengono di poter continuare a lavorare (41,5%), guidare (35,5%), fare attività fisica (32,7%), o avere una vita sessuale normale (32,6%) senza restrizioni, indipendentemente dalla zona trattata.

Fondamentale “educare” i pazienti sottoposti a radioterapia

“Queste false credenze possono causare inutile ansia e isolamento sociale per i pazienti sottoposti a radioterapiaspiega Antonella Ciabattoni, Segretario alla Presidenza AIRO. È fondamentale educarli sul fatto che, salvo indicazioni cliniche specifiche, la radioterapia non limita significativamente la loro vita quotidiana ed eventuali modifiche alle abitudini saranno raccomandate solo se strettamente necessarie in base alla risposta individuale al trattamento. Per questo motivo è essenziale ricordare che la comunicazione, specie in una disciplina altamente tecnica come la nostra, va considerata tempo di cura”.

Nonostante i timori e le lacune di conoscenza, c’è un consenso generale (81,5%) che la radioterapia moderna sia migliorata rispetto a 15-20 anni fa. I principali miglioramenti indicati includono una maggiore precisione nel trattamento delle cellule tumorali (50%) e una riduzione degli effetti collaterali (30%).

“Questi progressi sono frutto di notevoli sviluppi tecnologici e di una maggiore comprensione dei meccanismi alla base delle neoplasie – spiega ancora l’esperta. La tecnologia oggi permette di colpire con precisione i tumori, risparmiando al contempo i tessuti sani circostanti e riducendo così significativamente gli effetti collaterali. Lavorare su questa percezione positiva che è emersa – conclude Ciabattoni – è cruciale per aumentare la fiducia dei pazienti nei confronti della radioterapia che può incidere anche sull’aderenza ai trattamenti”.

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