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Scoperto il nuovo gene anti-età: il suo nome è Mytho

Tempo di lettura: 2 minuti

Uno studio internazionale guidato dall’Italia ha scoperto un nuovo gene alleato della longevità: si chiama Mytho

Vivere a lungo e invecchiare bene dipende anche dal nostro patrimonio genetico. Un recente studio internazionale condotto dall’Italia ha identificato un nuovo gene correlato alla longevità: Mytho. Questa scoperta, pubblicata sul ‘Journal of Clinical Investigation’, è stata supportata finanziariamente dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, nel contesto del partenariato ‘Age-It – Ageing Well in an Ageing Society’. Questo progetto ha facilitato la creazione di una rete nazionale di ricercatori focalizzati sullo studio dell’invecchiamento.

Marco Sandri, docente presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova e principal investigator dell’Istituto Veneto di Medicina Molecolare (VIMM), insieme alla genetista Eva Trevisson del Dipartimento di Salute della Donna e del Bambino dell’Università di Padova, ha guidato l’identificazione e la caratterizzazione di Mytho. Questo risultato è il frutto di nove anni di ricerca che ha coinvolto scienziati provenienti da centri di ricerca nazionali e internazionali.

“Tutto è cominciato con una ricerca informatica per identificare nel genoma umano potenziali geni, ancora sconosciuti, che potessero avere una rilevanza nei meccanismi che controllano la qualità delle proteine e degli organelliafferma Anais Franco Romero, coautrice principale dello studio insieme a Valeria Morbidoni. Tra i diversi candidati, il team si è focalizzato su un gene che spiccava per essere estremamente conservato tra le diverse specie animali, dall’uomo fino ai vermi, denominato Mytho”.

L’attivazione del gene favorisce un invecchiamento sano

Attraverso esperimenti di manipolazione genetica, il team di ricerca ha evidenziato che l’inibizione del gene Mytho induce una senescenza cellulare precoce nel verme Caenorhabditis elegans, un modello animale ampiamente utilizzato in laboratorio. Questo stadio è caratterizzato dalla cessazione della replicazione cellulare, abbreviando la vita del verme. Al contrario, l’attivazione di Mytho migliora la qualità della vita e favorisce un invecchiamento sano. I ricercatori hanno anche chiarito il meccanismo d’azione di Mytho. Il gene regola l’autofagia, un processo biologico cruciale per la rimozione di proteine e organelli danneggiati, migliorando così l’omeostasi cellulare.

“Dopo anni di studicommenta Marco Sandrisiamo arrivati a conoscere qualcosa del nostro genoma, ma la funzione della maggior parte del nostro codice genetico è ancora ignota. Un esempio sono i geni che codificano le proteine, di cui più di 5.000 su un totale di 20.000 sono completamente sconosciuti. Per questo negli ultimi anni abbiamo impiegato risorse ed energie per caratterizzare questo sconosciuto mondo del nostro Dna”.

Clicca qui per leggere l’estratto originale dello studio.

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