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Cancro al polmone: approvata in UE nuova combinazione

Tempo di lettura: 4 minuti

Approvata in Europa la combinazione a base di amivantamab e lazertinib. Ecco tutte le novità in merito

L’Unione Europea ha approvato la combinazione di amivantamab e lazertinib come trattamento di prima linea per gli adulti affetti da carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) avanzato, caratterizzato da delezioni nell’esone 19 o mutazioni di sostituzione L858R nell’esone 21 del recettore del fattore di crescita epidermico (EGFR). Questa approvazione si basa sui risultati dello studio clinico di fase 3 MARIPOSA (NCT04487080), che ha confrontato l’efficacia della combinazione amivantamab-lazertinib con quella di osimertinib in pazienti con NSCLC localmente avanzato o metastatico con delezioni dell’esone 19 o mutazioni L858R dell’esone 21 dell’EGFR.

Lo studio, i cui dati sono stati presentati al Simposio presidenziale del Congresso europeo di oncologia medica (ESMO) del 2023, ha raggiunto l’endpoint primario della progressione libera da malattia (PFS). A un follow up mediano di 22 mesi, la combinazione ha mostrato una riduzione del 30% della progressione di malattia o morte rispetto a osimertinib (la PFS mediana: 23,7 mesi contro 16,6 mesi; hazard ratio [HR]=0,70; intervallo di confidenza al 95% [CI], 0,58-0,85; P<0,001).

Estensione della sopravvivenza

“Questa combinazione terapeutica priva di chemioterapia ha già dimostrato miglioramenti significativi nella sopravvivenza libera da progressione – ha affermato Antonio Passaro, Oncologo Medico con Incarico di Alta Specializzazione presso la Divisione di Oncologia Toracica dell’Istituto Europeo di Oncologia. I dati più recenti – prosegue – confermano che l’impiego combinato di amivantamab e lazertinib può estendere la vita dei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule e mutazioni comuni EGFR di almeno un anno rispetto all’attuale standard di cura, osimertinib”.

“Questi risultati – aggiunge Passaro – rappresentano un passo avanti cruciale nella gestione di questa patologia: prolungare l’aspettativa di vita è un indicatore chiave dell’efficacia di qualsiasi trattamento oncologico. Lo studio MARIPOSA ha quindi confermato il potenziale trasformativo di questa combinazione come trattamento di prima linea, aprendo la strada a un nuovo standard di cura e offrendo benefici concreti e clinicamente rilevanti per i nostri pazienti”.

Profilo di sicurezza

Il profilo di sicurezza della combinazione di amivantamab e lazertinib risulta in linea con i dati emersi dagli studi di fase 1-2, con eventi avversi (AE) prevalentemente di grado 1 o 2. La gestione della tossicità si è dimostrata efficace attraverso l’adozione di strategie come interruzioni temporanee, riduzioni della dose e terapie di supporto comunemente impiegate nel trattamento del NSCLC. Tra gli eventi avversi correlati al trattamento (TEAE) più frequenti, indipendentemente dal grado di gravità, figurano la paronichia (68%), le reazioni legate all’infusione (63%) e le eruzioni cutanee (62%).

La combinazione di amivantamab e lazertinib ha mostrato, inoltre, tassi più elevati di eventi avversi (AE) associati alle mutazioni EGFR, alla transizione mesenchima-epidermide (MET) e al tromboembolismo venoso rispetto a osimertinib. Tuttavia, la diarrea si è verificata con maggiore frequenza nel gruppo trattato con lo standard di cura. I TEAE di grado 3 o superiore più comuni con la combinazione sono stati rash cutaneo (15%), paronichia (11%), dermatite acneiforme (8%) ed embolia polmonare (8%). Il tasso di interruzione del trattamento a causa di TEAE è stato del 10% per la combinazione di amivantamab e lazertinib, mentre l’incidenza della malattia polmonare interstiziale (inclusa la polmonite) è stata pari al 3% in entrambi i gruppi di trattamento.

Un’approvazione decisiva

“Attualmente, il tasso di sopravvivenza a cinque anni dei pazienti con NSCLC avanzato con mutazioni dell’EGFR trattati con inibitori della tirosin-chinasi è inferiore al 20 per cento”commenta Henar Hevia, Ph.D., Senior Director, Therapeutic Area Lead EMEA, Oncology. L’approvazione di oggi segna un momento importante per il trattamento del tumore del polmone, offrendo ai pazienti una nuova possibilità di trattamento senza chemioterapia e, potenzialmente, più tempo da trascorrere con i propri cari”.

L’approvazione europea della combinazione amivantamab più lazertinib per il trattamento in prima linea del NSCLC localmente avanzato o metastatico con delezioni dell’esone 19 (ex19del) o mutazioni di sostituzione L858R dell’esone 21 (L858R) dell’EGFR si è basata sull’autorizzazione di estensione di indicazione ottenuta nel dicembre 2024 per amivantamab e sulla più recente autorizzazione all’immissione in commercio per lazertinib.

Lo studio MARIPOSA

MARIPOSA (NCT04487080), che ha arruolato 1.074 pazienti, è uno studio randomizzato di fase 3 che valuta amivantamab in combinazione con lazertinib rispetto a osimertinib e rispetto a lazertinib in monoterapia nel trattamento in prima linea di pazienti con NSCLC localmente avanzato o metastatico con mutazioni ex19del o della sostituzione dell’esone 21 L858R dell’EGFR. L’endpoint primario dello studio è la PFS (secondo le linee guida RECIST v1.1‡) valutata dal Blinded Independent Central Review (BICR). Gli endpoint secondari includono la sopravvivenza globale (OS), il tasso di risposta globale (ORR), la durata della risposta (DOR), la sopravvivenza libera da seconda progressione (PFS2) e la PFS intracranica.

Lo studio ha raggiunto l’endpoint primario di sopravvivenza libera da progressione (PFS) e, a un follow-up mediano di 22 mesi, amivantamab più lazertinib ha ridotto il rischio di progressione della malattia o di morte del 30% rispetto a osimertinib (PFS mediana: 23,7 mesi contro 16,6 mesi; hazard ratio [HR]=0,70; 95 per cento intervallo di confidenza [CI] 0,58-0,85; P<0,001) come valutato dal BICR. La durata mediana della risposta (DOR) è risultata più lunga per i pazienti che hanno ricevuto amivantamab più lazertinib rispetto a osimertinib, con un miglioramento di nove mesi nella DOR mediana (25,8 vs 16,8 mesi).
Lo studio MARIPOSA prevedeva che tutti i pazienti fossero sottoposti a imaging cerebrale seriale con risonanza magnetica (MRI), importante per una malattia in cui quasi il 30% dei pazienti sviluppa metastasi cerebrali. L’endpoint primario della PFS in MARIPOSA includeva questi eventi del sistema nervoso centrale (CNS) rilevati da sequenza da MRI cerebrali. La PFS mediana, censendo le prime progressioni solo a livello del SNC, è stata di 27,5 mesi per la combinazione di amivantamab e lazertinib, rispetto ai 18,4 mesi di osimertinib (HR=0,68; 95 per cento CI, 0,55-0,83; P<0,001**).

Clicca qui per visionare l’estratto dello studio clinico di fase 3 MARIPOSA

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