Il Dott. Raffaele Arigliani, Medico-Pediatra e Direttore scuola di Counselling IMR espone un’interessante analisi su un tema estremamente delicato: il rapporto tra violenza e i bambini
Violenza e bambini, due termini che dovrebbero essere sempre distanti, ma che purtroppo, talvolta, sono vicini. Ogni diritto mancato è una violenza nei confronti del minore. Questo è il tema presentato e lucidamente analizzato dal Dott. Medico-Pediatra e Direttore scuola di Counselling IMR Raffaele Arigliani nell’ambito di un progetto educativo finalizzato a riconoscere e prevenire la violenza sui minori.
Il tema viene affrontato attraverso una chiave di lettura per alcuni versi innovativa: ogni diritto mancato è una violenza dei confronti del minore.
Dottore, parlare di bambini e violenza, credo sia sempre difficile e doloroso. Come avvicinarci a questo argomento?
“Chiunque abbia figli sa bene come la maternità o la paternità cambino la vita. Io ne ho 5 di figlioli, tre maschi e due femmine, oramai grandi.
Quando mi viene chiesto quale stile educativo abbia usato, con assoluta sincerità devo dire che non lo so. Certo ho fatto tante letture sui temi educativi, ma la vita vera, quella che si misura in notti insonni, coliche, rigurgiti, lavatrici, danaro che non basta, visioni diverse con la moglie, fatica, paure, ansie, etc.. Quella non la impari dai libri. I figli ti costringono a fare i conti con te stesso, con la tua capacità di donarti, con la distanza che c’è tra la teoria e la pratica.
Con i miei figli ho cercato di mettermi in ascolto, di puntare a costruire armonia in famiglia ricominciando daccapo dopo ogni crisi (in media ogni ora!), di essere accogliente ma al tempo stesso chiaro nelle poche regole, di sincronizzarmi con mia moglie nelle frequenti divergenze di opinioni su cosa fosse giusto (ad incominciare dal nome dei figli!), quale pappa, la scuola da frequentare, dove passare il Natale, e così via.
E il bilancio che oggi posso fare è che, in realtà, per tanti versi, sono stati i figli a ‘educare me’, cioè a farmi diventare un adulto diverso, a farmi crescere umanamente e anche comprendere meglio il mio lavoro di Pediatra per aiutare i genitori nel loro difficile mestiere”.
“La violenza è tutto ciò che nega ai bambini la possibilità di sviluppare a pieno le proprie potenzialità”
Ci dice più nel dettaglio quest’ultimo concetto? Cosa si deve intendere per violenza sui bambini?
“L’organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce la violenza come ‘l’uso intenzionale di forza fisica o di potere che ha come conseguenza o che abbia un elevato grado di probabilità di determinare un danno fisico e/o psicologico, l’alterazione dello sviluppo, la deprivazione’. Sostanzialmente, nel caso dei bambini, è un vero e proprio strappo nelle loro vite e nell’iter delle loro potenzialità. In ogni caso bisogna distinguere ‘forza fisica’ e ‘potere’ perché sono due cose diverse: ciascun adulto ha un potere sul proprio figlio, sul bambino, e quando il potere è usato nel modo sbagliato diventa equivalente alla forza fisica.
La violenza è tutto ciò che nega ai bambini, e poi agli adolescenti, la possibilità di sviluppare a pieno le proprie potenzialità, perché tarpa loro le ali dell’autostima, della creatività, della libertà, dell’integrità fisica e psichica.”
Cinque diverse tipologie di violenza
E’ corretto affermare che esistono diversi tipi di violenza nel rapporto con i bambini? Quali sono?
“Assolutamente si. Possiamo distinguere 5 tipologie differenti. Violenza fisica, psicologica, assistita, legata alle patologie della cura e violenza sessuale. La prima, quella fisica, è tutto ciò che fisicamente si intende per violenza sul corpo, dallo schiaffo a maltrattamenti reiterati. Inoltre, ed è molto importante averlo chiaro, ciò che è fisico è sempre anche psichico. Per intenderci: dare anche un singolo schiaffo provoca profonde ferite nella psiche del bambino.
La violenza psicologica ha moltissime forme nella quali si esercita, ma il risultato è sempre lo stesso: la costrizione del bambino ad intraprendere percorsi non scelti da lui. Potremo sintetizzarla come la violazione della sua integrità e delle sue potenzialità.
La violenza assistita si concretizza quando il bambino assiste a scene di violenza in famiglia. Psicologicamente è come subire una violenza diretta, per alcuni aspetti anche peggio perché più subdola e pervasiva in quanto anche le possibili reazioni sono inibite, mentre si crea un senso di colpa e di inadeguatezza per non riuscire a portare pace e difendere il genitore più debole.
Un’altra forma di violenza – prosegue il Dott. Arigliani – è relativa alle patologie della cura ed ha due forme principali: quando il bambino viene curato troppo poco, parliamo di incuria. Al contrario se si eccede con cure di cui il bambino non avrebbe bisogno si parla di ‘ipercura’. Questa forma ossessiva di cura verso il bambino nasconde bisogni da parte della madre (o del padre) di sentirsi per forza al centro della vita del bambino.
L’ultima tipologia, e forse la più nota, è l’abuso sessuale. Questa forma di violenza, lascia tracce per tutta la vita, anche se se ne può venire fuori se il bambino e poi l’adolescente riesce a parlarne e, con ciò, ad estirpare i mostri che sono nati dentro di lui. Un bambino che subisce di abusi sessuali, si sentirà lui stesso responsabile della violenza, sporco, colpevole. Solo se la verità verrà a galla, se il violentatore verrà allontanato, attraverso lunghe e amorevoli cure psicoterapiche il bambino potrà ‘liberarsi’. Una delle cose più tristi è che quando questo processo di guarigione non si attiva, spesso il soggetto che ha subito violenza diverrà a sua volta un violentatore, in una spirale di dolore che coinvolge generazioni“.
Analisi di rilievo, quella del Dott. Raffaele Arigliani, che illustra un tema estremamente delicato, su cui ritorneremo per leggere la realtà in Italia.
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