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Bassi investimenti per la sanità: l’Italia sotto la media OCSE

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Nel 2023 la spesa sanitaria pubblica si è attestata solo al 6,2% del PIL, ben al di sotto della media Ocse. Ne parla la Fondazione Gimbe

A cura di Antonio Arigliani

“I tagli al Servizio sanitario nazionale e il sottofinanziamento cronico hanno drasticamente ridotto gli investimenti sul personale sanitario, sia dipendente che convenzionato. Il blocco delle assunzioni, i mancati rinnovi contrattuali e il numero insufficiente di borse di studio per specialisti e medici di famiglia hanno aggravato una crisi che si trascina da anni“.

Queste le parole di Nino Cartabellotta – Presidente della Fondazione Gimbe – durante il convegno intitolato ‘Investire nei professionisti sanitari per garantire la salute della persona’, in corso in queste ore a Bari. Dai dati illustrati nell’incontro è emerso che la spesa sanitaria pubblica italiana nel 2023 era al 6,2% del PIL, decisamente al di sotto della media Ocse del 6,9%. Nel 2023 l’Italia ha destinato 176 miliardi alla Sanità, con una quota di spesa privata pari al 23%, nettamente superiore al 15% indicato dall’OMS come limite oltre il quale l’accesso ai servizi sanitari rischia di essere compromesso.

 “L’assenza di una programmazione adeguata ha alimentato la carenza di professionisti sanitari, mentre – ha aggiunto Cartabellotta – la pandemia ha slatentizzato una crisi motivazionale già in atto. Sempre più giovani disertano l’iscrizione a corsi di laurea come scienze infermieristiche e a specializzazioni mediche meno attrattive, come emergenza-urgenza, e molti medici e infermieri abbandonano il servizio sanitario nazionale per il privato o per l’estero“.

“Le conseguenze di questa emorragia di personale sono sotto gli occhi di tutti: liste d’attesa interminabili, pronto soccorso al collasso, cittadini senza medico di medicina generale. È urgente – ha concluso – rilanciare le politiche sul capitale umano, rendendo nuovamente attrattiva la carriera nella sanità pubblica, migliorando le condizioni di lavoro e riformando i percorsi formativi. Senza un intervento deciso, il servizio sanitario non sarà in grado di garantire universalmente il diritto alla tutela della salute”.

Fonte: Ansa.it

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