La ricerca cardiovascolare guarda alla medicina rigenerativa come speranza contro le malattie cardiache
Arrivano speranze dalla medicina rigenerativa per affrontare le patologie cardiache, ancora oggi la prima causa di morte nel mondo occidentale. È questa l’ultima e innovativa sfida della ricerca cardiovascolare che nel tentativo di portarla a termine ha intrapreso due strade. In primis l’impiego delle cellule staminali per rigenerare il tessuto cardiaco; in secondo luogo l’utilizzo dei vettori virali per somministrare terapia genica a base di DNA ed RNA.
Il cuore è un organo le cui cellule non si replicano: quindi, se vanno incontro ad un danno, non sono in grado di essere sostituite da nuove cellule. Quando ad esempio si verifica un infarto del miocardio, si ha una occlusione delle coronarie. Accade che le cellule cardiache del cuore muoiono e vengono sostituite da una cicatrice fibrosa che, non essendo in grado di contrarsi, riduce l’efficienza del cuore nel distribuire sangue all’organismo. Da ciò ne deriva un rimodellamento del cuore che nel tempo porta ad una progressiva perdita della contrattilità. Quest’ultima causa scompensi cardiaci che possono portare il paziente alla morte.
L’ambiziosa sfida spiegata dall’esperta
La sfida intrapresa dalla medicina rigenerativa è quindi quella di utilizzare le cellule staminali per riparare i danni al cuore. A spiegare nel dettaglio la situazione è Silvia Priori, membro del comitato scientifico di SIMCRI (Società Italiana di Medicina e Chirurgia rigenerativa Polispecialistica). “Il nostro organismo ha la fortuna di avere in diversi organi, quali i muscoli o il midollo osseo, delle cellule che hanno la capacità di trasformarsi e diventare nuove cellule cardiache. Il progetto ambizioso a cui si lavora da diversi anni – prosegue l’esperta – è quello di poter iniettare nella zona fibrosa del tessuto infartuato le cellule staminali affinché possano diventare cardiomiociti. Questi possono creare le condizioni per poter rigenerare il tessuto cardiaco sano e compensare quella capacità di contrarsi che la cicatrice ha fatto venire in meno, in modo da ristabilire la funzione del cuore”.
Ma la medicina riparativa può essere utilissima anche contro le malattie genetiche del cuore. “In queste malattie, che si manifestano in soggetti di giovane età, è importante affrontare un problema molto complesso – spiega ancora Priori. Questo perché le cellule cardiache sono alterate in modo da esporre il rischio di arresto cardiaco. In questa situazione, per ridurre il rischio aritmico, non dobbiamo ripristinare la funzione in un area ristretta del cuore, come accade nella rigenerazione di tessuto cardiaco post-infarto. In questo caso dobbiamo riparare il difetto genico in una percentuale di cellule cardiache vicina al 50%. Per ottenere questo risultato si utilizzano molecole di DNA o di RNA disegnate in modo specifico, in modo da correggere il difetto del gene alterato”.
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