Il nuovo farmaco è disponibile in Italia da poco più di un anno ed i primi risultati si sono dimostrati estremamente efficaci
Potenziare l’osservanza della terapia contro il colesterolo con farmaci da assumere a intervalli sempre più lunghi, dotati di crescente efficacia e sicurezza, costituisce una sfida di rilievo nel contesto sanitario. Si evidenzia, infatti, la serietà del problema considerando che fino al 50% degli individui interrompe la terapia tradizionale con statine entro un anno dalla prescrizione. La stragrande maggioranza degli italiani di età superiore ai 50 anni presenta valori di colesterolo significativamente superiori a quelli consigliati, causando circa 50.000 decessi all’anno e generando una spesa sanitaria che raggiunge i 16 miliardi di euro per costi diretti e indiretti.
Una prospettiva di miglioramento emerge dall’introduzione del nuovo farmaco a mRNA, disponibile in Italia da poco più di un anno. I primi dati di efficacia registrati da Cholinet provengono da uno studio multicentrico italiano, il primo e più ampio mai condotto sulla sicurezza ed efficacia di Inclisiran. Questa molecola innovativa ha la capacità di ‘spegnere’ l’mRNA responsabile della produzione della proteina PCSK9, coinvolta nel trasporto e nella distruzione dei recettori che captano il colesterolo. Questo tema è al centro dell’84° congresso nazionale della Società Italiana di Cardiologia (SIC), attualmente in corso a Roma.
Livelli di colesterolo ridotti al 50%
Lo studio, condotto in 30 centri italiani sotto la guida del gruppo di ricerca presieduto da Pasquale Perrone Filardi, presidente della Società Italiana di Cardiologia (SIC), ha coinvolto 311 pazienti sottoposti a un follow-up ambulatoriale della durata di un anno. Ai partecipanti è stata somministrata la prima dose del nuovo farmaco, integrata alla terapia orale standard. “I pazienti arruolati, al momento della prima somministrazione, avevano valori di colesterolo LDL in media di 112 mg/dl, raggiungendo 50 mg/dl al primo controllo a 3 mesi” – commenta Perrone Filardi. “I pazienti hanno presentano dunque, una riduzione media dei livelli del colesterolo del 55% che si è mantenuta stabile fino all’ultima osservazione a 10 mesi, con una aderenza record del 100% spiegabile sostanzialmente con la scarsa quantità di effetti collaterali – continua – rispetto alle statine e una modalità di somministrazione meno impegnativa, con due iniezioni sottocutanee l’anno anziché una pillola al giorno”.
Ma l’aspetto sicuramente più importante dello studio riguarda l’efficacia del farmaco. “Se questa terapia viene data in aggiunta alle terapie orali convenzionali, circa due terzi dei pazienti ad alto rischio cardiovascolare riescono a raggiungere il target stabilito dalle linee guida correnti, cioè un colesterolo LDL inferiore a 55mg/dl” – spiega ancora Perrone. A rilasciare ulteriori importanti dichiarazioni è l’esperto Ciro Indolfi, past-president della Società Italiana di Cardiologia. “Si tratta di un fatto molto importante poiché una delle sfide della prevenzione cardiovascolare è proprio il raggiungimento dei livelli di colesterolo raccomandati dalle linee guida per il proprio livello di rischio. Non esistono infatti livelli di colesterolo normali in quanto più è alto il livello di rischio individuale del paziente, tanto più basso deve essere il valore di colesterolo LDL” – ha aggiunto.
Si studia una nuova terapia contro il colesterolo ‘genetico’
In prospettiva, un’altra possibile applicazione della terapia genica basata su mRNA potrebbe rivolgersi al controllo del colesterolo ‘genetico’, rappresentato dalla lipoproteina a, una forma di colesterolo particolarmente influenzata dai fattori genetici e difficilmente gestibile attraverso cambiamenti nella dieta o nello stile di vita. Attualmente, sono in fase avanzata di studio nuovi farmaci progettati per abbattere i livelli di lipoproteina a di oltre il 94%, con effetti che perdurano per quasi un anno.
Questo risultato assume un’importanza straordinaria dato che non esistono attualmente trattamenti specifici per la lipoproteina a. Se gli studi in corso confermeranno l’efficacia nel ridurre significativamente gli eventi cardiovascolari principali e garantiranno un profilo di sicurezza adeguato, tali farmaci rappresenteranno un passo avanti significativo e una speranza concreta per milioni di individui affetti da questa condizione genetica, caratterizzata da un elevato rischio di malattie cardiovascolari.
Fonte: Società Italiana di Cardiologia
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