Si tratta delle cosiddette cellule Natural Killer (NK) ingegnerizzate, caratterizzate da un’elevata attività antitumorale e antivirale
Non solo Car-T. Da tempo, infatti, la ricerca si concentra anche sulle cellule Natural Killer (NK) ingegnerizzate. Questi linfociti, pur appartenendo alla stessa famiglia delle cellule T, presentano caratteristiche diverse e possono essere modificate tramite l’introduzione di un recettore specifico, noto come CAR (Chimeric Antigen Receptor). I linfociti NK, infatti, sono le cellule meno specializzate, ma con un’elevata attività antitumorale e antivirale intrinseca che permette loro di distruggere qualsiasi cellula riconosciuta come estranea. Il che le rende particolarmente interessanti per i ricercatori.
Le cellule CAR-NK sono al centro di due studi portati avanti dai ricercatori dell’Istituto di Candiolo. Il primo è visionabile sulla rivista Molecular Therapy (alla fine dell’articolo troverete il link), mentre il secondo, attualmente in fase di pubblicazione sul Journal of Translational Medicine, rientra nel progetto CAR-T nazionale promosso da Alleanza Contro il Cancro. I due studi descrivono strategie differenti per indirizzare le cellule NK contro i tumori del colon-retto. In entrambi i lavori sperimentali, le cellule NK sono state “armate” con un recettore CAR specifico, capace di riconoscere e attaccare esclusivamente le cellule tumorali del colon-retto. Questo approccio consente di preservare i tessuti sani, riducendo il rischio di gravi effetti collaterali.
“Le Nk sono un particolare tipo di cellule immunitarie, che pattugliano il corpo, e quando individuano una cellula cancerosa la attaccano e la distruggono, prevenendo la crescita del tumore” – spiega Enzo Medico, Direttore del Laboratorio di Oncogenomica presso l’Istituto Candiolo Irccs. “Talvolta però – prosegue l’esperto – le cellule tumorali trovano il modo per sfuggire a queste sentinelle: diventano ‘invisibili’ e creano un ambiente sfavorevole per le Nk, evitando così che queste le riconoscano e distruggano. Grazie a queste contromisure il tumore riesce a svilupparsi ed evolvere, con le conseguenze che tutti conosciamo”.
Le cellule Nk ingegnerizzate con il Car contro la mesotelina
In uno dei due studi, quello in fase di pubblicazione sul Journal of Translational Medicine, è stato utilizzato un CAR mirato contro la mesotelina, un bersaglio già testato per efficacia e sicurezza nel trattamento di mesoteliomi e tumori ovarici. I ricercatori di Candiolo hanno scoperto che questa proteina, ancorata alla membrana cellulare, è presente a livelli elevati anche in alcuni tumori colorettali, in particolare nei sottotipi più aggressivi. Per questo motivo, hanno adottato una strategia di ‘riposizionamento’, sfruttando terapie originariamente sviluppate per altri tipi di tumori e applicandole al trattamento del cancro del colon-retto. “Tale strategia si è rivelata vincente” – sottolinea Medico. “Infatti, le Nk ingegnerizzate con il Car contro la mesotelina sono risultate specificamente efficaci in tutti i modelli di tumore del colorettale con alti livelli di mesotelina”. I tumori potenzialmente candidabili, cioè quelli che esprimono livelli alti di mesotelina, sono circa 2.000-4.000 all’anno.
Un particolare circuito genetico
Nell’altro lavoro, quello già pubblicato sulla rivista Molecular Therapy, è stato descritto un sofisticato circuito genetico che rende le cellule Nk ancora più ‘intelligenti’, cioè in grado di riconoscere il bersaglio del Car solo sulle cellule tumorali. “Grazie a questo circuito, la cellula killer espone il Car contro i tumori del colon solo se viene a contatto con un secondo bersaglio, l’oncogene HER2, che funge da filtro selettore” – afferma Medico.
“In pratica – prosegue l’esperto – ciascuno dei componenti del circuito, il recettore per HER2 e il Car, riconosce il proprio bersaglio anche in tessuti normali. Ma esiste un solo caso in cui entrambi i bersagli sono presenti sulla stessa cellula ad alti livelli: i tumori del colon con HER2 amplificato. La cellula Nk – continua – così modificata può quindi pattugliare l’intero organismo rimanendo inattiva, tranne quando incontra una cellula di cancro del colon che espone HER2 amplificato: allora la NK lo riconosce, espone il CAR e uccide la cellula tumorale”. Le nuove cellule Nk intelligenti si sono dimostrate efficaci e molto selettive in tutti i modelli sperimentali testati.
Cosa ci aspetta in futuro
La prospettiva applicativa, in un futuro che si spera non troppo distante, secondo Medico è quella di infondere cellule Nk così modificate nei pazienti il cui tumore del colon presenta entrambi i bersagli ad alti livelli. “I prossimi passi da compiere saranno renderle ancora più potenti senza che perdano la selettività, in modo da colmare progressivamente il divario fra i modelli di laboratorio e il letto del paziente” – conclude Medico. Ci vorrà quindi ancora tempo e lavoro prima che il nuovo approccio arrivi in clinica.
Clicca qui per leggere l’estratto ufficiale dello studio pubblicato su Molecular Therapy.
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