Nuovo studio svedese mostra l’efficacia di un particolare trattamento per migliorare la funzionalità cerebrale dopo un ictus
Una nuova ricerca svedese mostra l’efficacia di una nuova terapia che va a migliorare la funzionalità cerebrale dopo un ictus. Il lavoro è opera di un gruppo di ricercatori dell’Università di Lund ed i suoi risultati sono visibili sulla rivista ‘Brain’. “L’ictus provoca una disconnessione neurale locale ed una disfunzione della rete neuronale a livello cerebrale che porta a deficit neurologici – spiega il primo autore del lavoro, Jakob Hakon. Non è mai esistito un trattamento farmacologico clinicamente approvato che allevi i disturbi sensomotori”.
Il gruppo di studio svedese è partito dall’analisi del recettore metabotropico del glutammato di tipo 5 (mGlu5), un modulatore della plasticità e della funzione cerebrale e un bersaglio terapeutico in alcune malattie neurologiche diverse dall’ictus. I ricercatori si sono dunque chiesti se mGluR5 potesse influenzare il recupero funzionale e la riorganizzazione della rete in modelli di ischemia focale nei roditori.
Grazie a dei test comportamentali, gli esperti hanno osservato che il trattamento con modulatori allosterici negativi di mGluR5, per 12 giorni, con inizio due o 10 giorni dopo l’ictus, ha ripristinato le funzioni sensomotorie perdute, senza diminuire la dimensione dell’infarto. Dopo poche ore dall’inizio del trattamento il recupero è apparso subito evidente, progredendo nei successivi 12 giorni. L’attivazione di mGluR5 con un modulatore allosterico positivo ha però impedito tale recupero, e i ricercatori hanno osservato interruzioni a livello cerebrale nella connettività funzionale.
Di seguito, il commento finale degli esperti: “I circuiti neuronali che servono la funzione sensomotoria dopo un ictus sono depressi da un meccanismo di plasticità disadattiva mGluR5-dipendente che può essere ripristinato dall’inibizione di mGluR5. Il trattamento dell’ictus post-acuto con modulatori allosterici negativi di mGluR5 combinati con la riabilitazione può rappresentare una nuova terapia per l’ictus post-acuto”.
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