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Il Covid-19 può cambiare il cervello: lo studio

Tempo di lettura: 3 minuti

Un team di ricercatori svedesi ha identificato delle differenze nella struttura del tessuto cerebrale dei pazienti con sintomi post Covid. In particolare, sotto la lente è finita la materia bianca del cervello

Il Covid modifica il cervello. È quanto sostiene un gruppo di ricercatori svedesi che, per comprendere appieno gli effetti concreti a livello cerebrale in quei pazienti con sintomi persistenti, ha condotto un innovativo studio. Utilizzando una versione avanzata di risonanza magnetica di diffusione, gli esperti hanno individuato differenze nella struttura del tessuto cerebrale tra i pazienti post-Covid e quelli in buona salute. Sotto la lente di ingrandimento è finita, in particolare, la materia bianca del cervello. Il lavoro, condotto presso l’Università di Linköping in Svezia, ha coinvolto l’esame cerebrale di 16 pazienti precedentemente ricoverati per Covid con sintomi duraturi. I risultati, pubblicati su ‘Brain Communications’, potrebbero offrire chiavi di lettura sui meccanismi alla base dei problemi neurologici persistenti dopo l’infezione virale.

“Può essere frustrante capire che i pazienti hanno dei problemi, ma non riuscire a trovare una spiegazione perché non c’è nulla nella risonanza magnetica che possa spiegarloosserva Ida Blystad, ricercatrice e neuro-radiologa del Dipartimento di radiologia del Linköping University Hospital -. Per me, questo sottolinea l’importanza di provare altre tecnologie di esame per capire cosa sta succedendo nel cervello nei pazienti con sintomi persistenti post Covid”. I ricercatori hanno incorporato un nuovo approccio di imaging, concentrandosi specificamente sulla sostanza bianca del cervello. Questa scelta è motivata dal fatto che la sostanza bianca è principalmente composta da assoni ed è fondamentale per il trasporto dei segnali tra le diverse regioni del cervello e il resto del corpo.

La tecnica della risonanza magnetica di diffusione

“La risonanza magnetica di diffusione illustra Deneb Boito, dottorando del Dipartimento di ingegneria biomedica dell’università di Linköping – è una tecnologia molto sensibile che consente di rilevare cambiamenti nel modo in cui sono organizzati gli assoni delle cellule nervose. Questo è uno dei motivi per cui abbiamo voluto utilizzarla per studiare quegli effetti del Covid-19 sul cervello che altre tecnologie di imaging potrebbero non rilevare”.

Questa tecnica di imaging, comunemente impiegata per diagnosticare ictus o pianificare interventi chirurgici al cervello, è stata utilizzata dai ricercatori per esplorare il cervello dei 16 partecipanti nello studio. Questi pazienti sono attualmente coinvolti nel Linköping Covid-19 Study (LinCos) presso il Dipartimento di Medicina Riabilitativa e continuavano a manifestare sintomi persistenti sette mesi dopo l’infezione. Il gruppo è stato confrontato con un campione di individui sani, privi di sintomi post Covid e mai ricoverati per il virus. I ricercatori hanno sottoposto i partecipanti ad esami cerebrali utilizzando sia la risonanza magnetica convenzionale che la risonanza magnetica di diffusione.

I Risultati dello studio

Risultato? Li enuncia direttamente Ida Blystad. “I due gruppi hanno differenze per quanto riguarda la struttura della sostanza bianca del cervello. E questa può essere una delle cause dei problemi neurologici vissuti dal gruppo che aveva sofferto di Covid grave – evidenzia l’esperta. Quanto osservato è in linea con altri studi che hanno mostrato cambiamenti nella materia bianca del cervello. Tuttavia, avendo esaminato solo un piccolo gruppo di pazienti, siamo cauti nel trarre conclusioni importanti. Con questa tecnologia non misuriamo la funzione del cervello, ma la sua microstruttura. I risultati ottenuti – conclude – sono un segno che dobbiamo studiare gli effetti a lungo termine di Covid nel cervello utilizzando una tecnologia Mri più avanzata rispetto alla risonanza magnetica convenzionale”.

Ci sono diverse questioni che i ricercatori intendono approfondire ulteriormente. Una delle osservazioni interessanti è che la materia bianca nelle varie regioni del cervello sembra essere influenzata in modi diversi. Il prossimo passo nella ricerca sarà esplorare se tali cambiamenti sono correlati all’attività cerebrale e in che modo le diverse regioni del cervello comunicano tra loro attraverso la sostanza bianca nei pazienti affetti da affaticamento post Covid. Un’ulteriore interrogativo riguarda l’evoluzione nel tempo. Poiché la risonanza magnetica offre un’istantanea del cervello in un momento specifico, il fatto che i partecipanti siano stati esaminati solo una volta solleva la questione di se le differenze tra i due gruppi scompariranno nel tempo o saranno permanenti.

Clicca qui per approfondire e leggere l’estratto originale dello studio.

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