Le bevande zuccherate aumentano il rischio di insorgenza del diabete di tipo 2 modificando il microbiota intestinale. A parlarne è un nuovo lavoro dell’Albert Einstein College of Medicine di New York
Le bevande zuccherate aumentano il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2, influenzando il microbiota intestinale e, in particolare, i metaboliti prodotti dai microrganismi intestinali. Ad approfondire la questione, uno studio condotto dai ricercatori dell’Albert Einstein College of Medicine, pubblicato su Cell Metabolism, che ha coinvolto adulti ispanici/latinoamericani negli USA, una popolazione con alti tassi di diabete e un elevato consumo di bevande zuccherate. I risultati suggeriscono che consumare almeno due bevande zuccherate al giorno è legato a modifiche nella composizione del microbiota e a un profilo metabolico che aumenta il rischio di diabete nei successivi dieci anni. Poiché alcuni di questi metaboliti sono prodotti dai microbi intestinali, lo studio implica che il microbiota possa svolgere un ruolo chiave in questa relazione.
“Lo studio ha individuato alterazioni in nove specie batteriche, alcune delle quali sembrano avere un ruolo protettivo nei confronti delle disfunzioni metaboliche” – commenta Luca Masucci, professore aggregato Istituto di Microbiologia, responsabile unità operativa Diagnostica molecolare e manipolazione del microbiota Fondazione Policlinico Universitario “A.Gemelli” IRCCS di Roma. “Le variazioni osservate suggeriscono un impatto metabolico sfavorevole, con livelli più elevati di glucosio e insulina a digiuno, un aumento dell’indice di massa corporea e un peggior rapporto vita-fianchi. Questi batteri non risultano influenzati dall’assunzione di zuccheri solidi. Inoltre, sono stati identificati 56 metaboliti ematici associati al consumo di zuccheri in forma liquida, molti dei quali legati a un rischio aumentato di diabete”.
“Sono numerose le indagini condotte sia su modelli animali sia su esseri umani con diabete di tipo 2 che hanno evidenziato cambiamenti nella composizione del loro microbiota” – prosegue Masucci. “Il microbiota intestinale è influenzato da molti fattori, come la posizione geografica, la cultura, la dieta, lo stato di salute e l’uso di farmaci, che possono agire come elementi confondenti. Questo rende difficile identificare un profilo microbiotico ‘comune’ associato al diabete di tipo 2. In riferimento a questo stato dismetabolico, gli studi in assoluto non evidenziano differenze nella quantità totale di batteri tra i pazienti con diabete di tipo 2 e i soggetti sani, ma mostrano una riduzione della diversità microbica nei primi. Al momento, sembra improbabile che una singola specie microbica abbia un ruolo dominante nel determinare il rischio di sviluppare la malattia”.
Serviranno altre ricerche come ha detto l’autore senior Qibin Qi, epidemiologo dell’Albert Einstein College of Medicine che ha aggiunto: “Anche se i nostri risultati sono osservazionali, forniscono spunti per potenziali strategie di prevenzione o gestione del diabete basate sul microbiota intestinale”.
L’assunzione eccessiva di bevande zuccherate aumenta significativamente anche il rischio di ictus ischemico, insufficienza cardiaca, fibrillazione atriale e aneurisma dell’aorta addominale. Un aspetto problematico delle bibite è che lo zucchero in esse è liquido, il che rende più difficile sentirsi sazi, favorendo così un consumo eccessivo. Inoltre, mentre i dolci vengono solitamente consumati in occasioni particolari, le bevande zuccherate tendono ad essere consumate più frequentemente.
Clicca qui per visionare l’estratto originale dello studio.
Fonte dichiarazioni Luca Masucci: Corriere della Sera
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