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Combinazione immunoterapie: riscontrato miglioramento qualità di vita

Tempo di lettura: 2 minuti

I risultati presentati nel Congresso ESMO hanno evidenziato che la combinazione di immunoterapie ha risultati definiti unici

La combinazione di immunoterapie può migliorare la sopravvivenza rispetto a vari tipi di tumori. Il 48% dei pazienti con tumore del rene trattati con la combinazione di molecole immunoterapiche nivolumab e ipilimumab è vivo a cinque anni. Nel mesotelioma è vivo a 3 anni. Si tratta di risultati che gli oncologi hanno definito “unici”.

I dati sono frutto degli studi CheckMate-214 e CheckMate-743 presentati nel corso del Congresso della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO).

Nel 2020 in Italia sono stati stimati oltre 13mila nuovi casi di tumore del rene e più di 144mila persone sopravvivono dopo la diagnosi.

Oltre il 50% dei pazienti con malattia in fase precoce guarisce – afferma in un’intervista riportata dall’Ansa, Carmine Pinto, Direttore Oncologia Medica Comprehensive Cancer Centre AUSL-IRCCS di Reggio Emilia -. Però il 30% arriva alla diagnosi già in stadio avanzato e, in un terzo, la malattia può recidivare in forma metastatica dopo l’intervento chirurgico. Storicamente, la sopravvivenza a 5 anni nella malattia avanzata o metastatica non superava il 13%. Oggi invece, grazie alla combinazione delle due molecole immuno-oncologiche, quasi la metà è viva a 5 anni. Lo studio di fase 3 CheckMate -214 ha coinvolto 1.096 pazienti. La combinazione di immunoterapia migliora e allunga dunque nettamente la speranza di vita a lungo termine per questi pazienti”.

La combinazione di immunoterapie ha avuto un buon riscontro su cinque tipi di tumori diversi

Questa combinazione ha portato alla luce dei miglioramenti nella sopravvivenza in sei studi di fase 3 relativi a cinque diversi tumori. Si tratta di carcinoma a cellule renali, il tumore del polmone non a piccole cellule, il melanoma, il cancro dell’esofago a cellule squamose e il mesotelioma pleurico.

Quest’ultimo, in particolare, è un tumore raro che, in Italia, è stato riscontrato, nel 2020, in 1200 persone. Si tratta di una patologia associata all’esposizione alle fibre di amianto. Un minerale che dovrebbe essere sparito sul territorio ma che, invece, è presente ancora in grande quantità.

I dati presentati all’ESMO rappresentano un passo in avanti. Nello studio presentato, infatti, la combinazione immunoterapica ha dimostrato un miglioramento clinicamente significativo nella sopravvivenza. Il 23% dei pazienti ancora vivo a tre anni rispetto al 15% con la chemioterapia. Ridotto il rischio di morte del 27%. I benefici della combinazione, inoltre, durano nel tempo“.
Un’altra neoplasia con limiti e difficoltà nella cura è il tumore dell’esofago: “Il dato di sopravvivenza a 5 anni, pari al 13%, lo colloca fra le neoplasie a prognosi peggiore – sottolinea Pinto -. In cinque anni (2015-2020), in Italia, i nuovi casi di tumore dell’esofago sono aumentati del 26%, da 1.900 a 2.400. I dati dello studio CheckMate -577 evidenziano l’efficacia di nivolumab somministrato come terapia adiuvante, nei pazienti che presentavano un residuo di malattia. Registrata anche una riduzione del 33% del rischio di recidiva e un’ottima tollerabilità del trattamento”.

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