Confronto tra il Governo e le sigle sindacali: chiesta centralità nelle decisioni da parte dei professionisti.
Due diverse visioni dello stesso problema. Da un lato le parole del Ministro Speranza tese al miglioramento e alla crescita, dall’altro le sigle sindacali che si sentono poco valorizzate e ascoltate. È indubbio che la formazione sia il punto cruciale. Serve fare in modo che ci siano possibilità di avere medici sempre più preparati e quindi serve investire e utilizzare questi fondi.
L’occasione per il confronto c’è stato nel corso dell’incontro promosso da Alleanza per la professione medica, al quale ha preso parte il ministro Speranza.
“Siamo in una fase straordinaria e cruciale. Di opportunità senza precedenti. Ci sono 7mld dedicati all’assistenza territoriale, 4 mld per l’assistenza domiciliare. Parliamo di una cifra, 4 mld, che è 4 volte di grande di quella che 3 anni fa veniva stanziata per l’intero Servizio Sanitario Nazionale.
Investiamo sulle tecnologia, affinché in ogni struttura ci siano attrezzature di alta complessità meno vecchie di 5 anni. Un’operazione che favorirà anche l’equità dei livelli di cura tra i territori. Ma sappiano che il personale è la chiave più delicata del sistema e abbiamo ritenuto che il migliore investimento fosse quello sulla formazione dei medici”.
Un discorso che assume un’importanza maggiore proprio perché incastrato in un periodo nel quale la figura del medico è diventata di primaria importanza.
Il Ministro Speranza ha parlato anche dell’importanza dei medici e del tempo che ci vuole per formare dei buoni professionisti
“La lezione del Covid ci dice che una mascherina, un respiratore, un camice, lo puoi comprare, anche sul mercato internazionale. I medici o lo hai formati in anni di investimenti e di proiezioni strategiche, oppure non li compri.
Nei momenti di difficoltà, abbiamo avuto atti di solidarietà da alcuni paesi esteri, che ci hanno aiutato, mandandoci medici professionisti. Però per una settimana, per un mese. Nessuno ti regala per sempre una risorsa così preziosa”.
Parole che spiegano come non sia un’operazione così immediata. La formazione di dei medici non è cosa veloce e non si risolve con l’immissione di fondi nel comparto. Un lavoro da sviluppare nel tempo. In questo quadro si vanno a inserire le borse di studio per la Specialistica, aumentate in numero considerevole grazie alle risorse del Pnrr.
Il ministro, però, sa anche che “l’investimento di oggi non produrrà un medico tra 10 minuti”. Dunque si tratta di investire oggi per guardare con fiducia al futuro.
“Abbiamo deciso di aumentare – continua il ministro – le borse per la Specialistica a 17.400, numero aumentato sensibilmente nel corso degli anni. Un investimento simile lo stiamo facendo anche per la medicina generale, con l’obiettivo di raddoppiare le borse dello scorso anno”.
Progetti ambiziosi ma che, come detto, non trovano ancora il pieno sostegno da parte delle sigle sindacali che racchiudono i medici.
“Il Recovery – hanno spiegato i sindacati – non ha riferimenti ai medici professionisti. E senza di loro, le Case della Comunità e gli Ospedali di Comunità rischiano di essere scatole vuote. Inoltre, anche il Servizio Sanitario Nazionale rischia di non essere più tale, non potendo svolgere il suo ruolo di tutela della salute dei cittadini.
L’esplosione della pandemia ha sicuramente dimostrato quanto può essere importante la figura del medico
Tutto ciò in un momento in cui, anche per il Covid, la gobba pensionistica è vicina all’apice e il carico burocratico è sempre più preponderante. Il tutto a discapito del tempo da dedicare al rapporto medico-paziente. Alla luce di queste considerazioni, come APM ribadiamo alla politica l’esigenza di ascoltarci e di coinvolgerci nei piani di riforma. La pandemia ha ulteriormente dimostrato che senza i medici non si fa la sanità”.
Sono tante le questioni messe sul tavolo dai professionisti: dalla promozione e difesa dell’autonomia decisionale, alla promozione di una diversa progressione professionale. Importante anche rivendicare la corretta programmazione delle attività formative e il recupero dell’autonomia e della centralità dei all’interno dell’SSN.
Le rivendicazioni non si fermano: c’è la salvaguardia della libera professione per cercare di sgravare il professionista da pressioni burocratiche e fiscali. Infine consentire la libera scelta del medico e odontoiatra curante da parte del cittadino.
Una soluzione che può aiutare ed esaltare il rapporto di fiducia tra le parti. Insomma, i medici hanno chiesto di rendere la propria figura più centrale all’interno del sistema ed essere ascoltati. Cosa che il ministro Speranza ha promesso di fare in tempi brevi.
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