Diagnosi e gestione della prurigo nodularis: una condizione cronica che trova nuove prospettive terapeutiche
Silvia Mariel Ferrucci – Dipartimento di Dermatologia, Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Milano, Italia.
Titolo elaborato – Prurigo Nodularis: diagnosi differenziale e gestione clinica
Diagnosi e Diagnosi Differenziale
La prurigo nodularis (PN) si diagnostica principalmente attraverso un’attenta valutazione clinica e anamnestica. I principali segnali sono la presenza di lesioni cutanee nodulari o a placca, un prurito intenso e cronico che persiste da almeno sei settimane e segni di grattamento continuo, come escoriazioni e croste. Spesso, le lesioni si distribuiscono in modo simmetrico su aree facilmente raggiungibili.
La PN non è una malattia primaria, ma piuttosto una conseguenza di un prurito cronico che richiede ulteriori indagini per identificarne le cause. Per questo motivo, è essenziale un’anamnesi approfondita, che includa dettagli come l’inizio e l’intensità del prurito e i trattamenti in corso per altre malattie. Si valutano anche eventuali comorbidità e l’anamnesi psichiatrica del paziente. Durante l’esame fisico, si osservano non solo la pelle ma anche le mucose e si esaminano organi come addome, fegato, milza e linfonodi. Questi passaggi aiutano a individuare possibili malattie sistemiche associate.
Se non emergono segnali chiari dalla valutazione clinica, si ricorre a esami del sangue, come emocromo completo, funzionalità epatica (AST, ALT, gGT), renale (creatinina, filtrazione glomerulare), marker infiammatori (CRP) e tiroidei (TSH). In alcuni casi, possono essere necessarie ulteriori analisi specifiche, suggerite dalla storia clinica del paziente. Se c’è il sospetto di una malattia maligna, si utilizzano strumenti diagnostici come ecografie, radiografie o risonanze magnetiche, soprattutto se il prurito è accompagnato da sintomi come febbre serale, perdita di peso, sudorazione notturna o stanchezza cronica.
In casi complessi, una biopsia cutanea può essere utile per esaminare i tessuti e confermare o escludere altre condizioni. Ad esempio, la PN può somigliare ad altre malattie come il pemfigoide bolloso o il lichen planus ipertrofico, che richiedono un trattamento diverso. Altre possibili diagnosi differenziali includono escoriazioni neurotiche, dermopatie perforanti legate a diabete o insufficienza renale cronica, e la scabbia nodulare, diagnosticabile tramite osservazione clinica e strumenti come dermatoscopio o microscopio.
Gestione Clinica
La prurigo nodularis è una malattia cronica che richiede un trattamento prolungato. Quando non si riesce a identificare una causa specifica, l’obiettivo principale è ridurre l’intensità del prurito. I trattamenti di prima linea includono farmaci topici come corticosteroidi o inibitori della calcineurina, e terapie sistemiche come fototerapia, antidepressivi, o immunosoppressori. Tuttavia, questi trattamenti tradizionali spesso hanno un’efficacia limitata nel lungo termine e possono causare effetti collaterali.
Negli ultimi anni, però, sono emerse terapie più avanzate grazie allo sviluppo di farmaci innovativi mirati al meccanismo infiammatorio di tipo 2, che è alla base della PN. Tra questi:
- Un anticorpo monoclonale anti-IL-31, già approvato negli Stati Uniti e in Giappone.
- Un altro anticorpo monoclonale che blocca il recettore delle interleuchine 4 e 13 (IL-4 e IL-13), fondamentali nel prurito cronico e nei processi fibrotici tipici della PN.
Quest’ultimo farmaco è stato approvato in Europa, Stati Uniti e Giappone e ha recentemente ottenuto la rimborsabilità in Italia, grazie ai risultati positivi in termini di efficacia e sicurezza in pazienti con PN moderata-grave.
Con il contributo non condizionante di:
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