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Tumori: sempre più casi tra millennials e generazione X

Tempo di lettura: 3 minuti

Oltre al numero dei casi, anche la mortalità è in aumento. Secondo i maggiori esperti a pesare molto sono gli stili di vita

La Generazione X (nati tra il 1965 e il 1980) e i millennials (nati tra la metà degli anni ’80 e i primi anni 2000) presentano un rischio maggiore di sviluppare 17 tipi di tumore rispetto alle generazioni precedenti. Questo allarmante dato è stato confermato da un nuovo ampio studio dei ricercatori dell‘American Cancer Society (Acs), che ha evidenziato un aumento dei casi di 17 tipi di cancro, tra cui tumori al seno, al pancreas e gastrici. Oltre al numero crescente di casi, anche la mortalità risulta in aumento, in particolare per i tumori del fegato (solo nelle donne), dell’utero, della cistifellea, dei testicoli e del colon-retto.

Lo studio, pubblicato sulla rivista The Lancet Public Health, si basa su dati riguardanti 23.654.000 pazienti diagnosticati con 34 tipi di cancro e dati sulla mortalità (7.348.137 decessi per 25 tipi di cancro) relativi a individui di età compresa tra 25 e 84 anni, estratti dai registri dei tumori statunitensi. È emerso che i tassi di incidenza sono aumentati per ogni gruppo di nascita successivo al 1920 per otto dei 34 tipi di cancro. In particolare, il tasso di incidenza era circa due-tre volte più alto nella coorte di nascita del 1990 rispetto a quella del 1955 per i tumori del pancreas, del rene e dell’intestino tenue sia negli uomini che nelle donne.

A giugno, un altro studio pubblicato sulla rivista Jama Network Open evidenziava un trend in crescita tra la Generazione X e i Baby Boomers (nati tra il 1946 e il 1964) per diversi tumori. Il nuovo studio mostra che i tassi di incidenza sono aumentati nelle coorti più giovani e diminuiti nei gruppi di nascita più anziani per nove tipi di tumore, tra cui il cancro al seno, il cancro dell’utero, il cancro del colon-retto e il cancro gastrico. Ad esempio, l’incidenza del cancro ovarico tra i nati nel 1990 è aumentata del 12% rispetto al gruppo di nati con il tasso di incidenza più basso; l’incidenza del cancro dell’utero è salita del 169%. Anche i tassi di mortalità sono aumentati nei gruppi di nascita più giovani.

“Questi risultati si aggiungono alle crescenti prove di un aumento del rischio di cancro nelle generazioni post-Baby Boomer, ampliando i precedenti risultati su alcuni tumori associati all’obesità per includere una gamma più ampia di tipi di cancro”sostiene l’autore principale Hyuna Sung.

“Gli stili di vita sono cruciali”

Secondo Massimo Di Maio, presidente eletto dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) – “gli stili di vita sono cruciali per spiegare l’aumento registrato nei gruppi di età più giovane; molti esperti concordano nell’ipotizzare che l’aumento sia dovuto ad una diversa esposizione a fattori di rischio ambientali e comportamentali. Su tale aumento – prosegue – non sono ancora disponibili in Italia dei dati definitivi pubblicati, ma è un fronte sul quale stiamo lavorando insieme ai Registri Tumori. Possiamo però dire che nella pratica clinica molti oncologi stanno registrando casi di tumore tra i più giovani abbastanza frequentemente ed anche per neoplasie finora caratterizzate da una insorgenza in età più tarda“.

Fortunatamente, i dati sugli screening oncologici in Italia mostrano un miglioramento, anche se l’obiettivo del 90% di partecipazione entro il 2025, richiesto dalle istituzioni europee, è ancora lontano. Nel 2023, infatti, ha partecipato il 55% della popolazione target per il carcinoma mammario, il 34% per il cancro del colon-retto e il 41% per quello della cervice uterina, secondo i dati recentemente pubblicati dall’Osservatorio nazionale screening.

Clicca qui per leggere l’estratto originale dello studio dei ricercatori dell’American Cancer Society (Acs).

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