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Un antidiabetico che protegge il cuore: lo studio

Tempo di lettura: 2 minuti

Un farmaco sviluppato per i pazienti diabetici riduce le probabilità di eventi cardiovascolari gravi, proteggendo le cellule cardiache da ipertrofia, fibrosi e morte cellulare

Un noto farmaco sviluppato per i pazienti diabetici, presenta effetti molto positivi anche per il cuore oltre ad essere utile al contrasto dell’obesità. A segnalarlo è uno studio pubblicato su Cardiovascular Diabetology’ da un team di ricercatori coordinato da Giuseppe Paolisso dell’Università UniCamillus di Roma e dell’Università Vanvitelli di Napoli.

Il nome del farmaco è tirzepatide è gli autori hanno realizzato una metanalisi sull’azione de farmaco a livello cardiovascolare, valutandone gli effetti protettivi cardiaci in vitro su cellule cardiache umane e poi eseguendo un’analisi bioinformatica. Sono così emersi “potenti effetti protettivi sul cuore”, spiega una nota di UniCamillus. “I risultati – si legge – hanno mostrato che la tirzepatide riduce le probabilità di eventi cardiovascolari gravi, proteggendo le cellule cardiache da ipertrofia, fibrosi e morte cellulare. Inoltre, favorisce la contrattilità cardiaca. Il fatto che si tratti di un farmaco antidiabetico rende questo principio attivo doppiamente valido, considerando che i soggetti diabetici sono esposti a un maggior rischio di sviluppare complicanze cardiovascolari, compresa l’insufficienza cardiaca”.

“La tirzepatide è un nuovo farmaco per la cura del diabete di tipo 2 spiega Paolissoche però si associa anche a notevoli effetti anti-obesità, nonché protettivi nei confronti delle cardiopatie indotte dal diabete. Nel nostro studio evidenziamo che gli effetti cardioprotettivi della Tzt sono legati ad azione antinfiammatoria e di contrasto dello stress ossidativo e della fibrosi cardiaca. Tali effetti rendono questo nuovo farmaco di estrema attualità e di grande efficacia nella terapia del diabete di tipo 2. Tutti sono concordi nel ritenere che sostituirà la semaglutide come farmaco per perdere peso, e che potrebbe diventare in breve il principio più efficace per trattare obesità e diabete, nonché per prevenire le malattie cardiovascolari, prima causa di morte nel paziente diabetico di tipo 2″.

Clicca qui per leggere l’estratto originale dello studio.

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