I pazienti con Parkinson che hanno assunto il nuovo farmaco hanno mostrato un significativo rallentamento nella progressione della disabilità motoria
Un farmaco antidiabetico simile alla semaglutide, il noto medicinale dagli strabilianti effetti dimagranti, (ne abbiamo parlato qui) potrebbe essere in grado di arrestare la progressione del morbo di Parkinson. Questo è emerso da uno studio clinico condotto dai ricercatori dell’Ospedale Universitario di Strasburgo, coordinato da Mathieu Anheim, che ha esaminato gli effetti della lixisenatide, un principio attivo appartenente alla classe degli analoghi dell’ormone Glp-1.
Dallo studio in questione è emerso che i pazienti con Parkinson diagnosticato da meno di tre anni e che hanno assunto la lixisenatide hanno mostrato un rallentamento nella progressione della disabilità motoria. Nello specifico i 156 partecipanti sono stati randomizzati a ricevere lixisenatide o placebo. “Nei partecipanti con malattia di Parkinson in fase iniziale – si legge nelle conclusioni dello studio – la terapia con lixisenatide, rispetto a placebo, ha comportato una minore progressione della disabilità motoria rispetto al placebo. Si sono verificati, però, anche effetti collaterali gastrointestinali. Sono necessari studi più lunghi e più ampi – precisano gli esperti – per determinare gli effetti e la sicurezza della lixisenatide nelle persone con Parkinson”.
“È appena uscito sul New England Journal of Medicine uno studio secondo cui un farmaco anti-diabete della famiglia della semaglutide sembra essere utile nel morbo di Parkinson, quando non abbiamo farmaci efficaci nel rallentare la progressione” – ha commentato su X il virologo Roberto Burioni. “Si tratta di dati preliminari, su pochi pazienti e di fase 2, ma molto incoraggianti. Per fare capire bene l’importanza, al momento non abbiamo sostanzialmente farmaci in grado di interrompere la progressione della malattia. Questo sarebbe, se i dati fossero confermati, il primo“.
Clicca qui per leggere l’estratto originale dello studio.
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