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Dimostrato legame tra Alzheimer e scarsa qualità del sonno

Tempo di lettura: 2 minuti

A spiegare per la prima volta il meccanismo è una ricerca tutta italiana. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista scientifica internazionale ‘Acta Neuropathologica Communications’

Esiste un legame diretto tra l’Alzheimer e una scarsa qualità del sonno. A dimostrarlo, e a spiegare per la prima volta nella storia il meccanismo è una ricerca del Centro di medicina del sonno dell’ospedale ‘Molinette’, di Torino, in collaborazione con il Neuroscience Institute of Cavalieri Ottolenghi (Nico). A guidare la ricerca due esperti del settore: Alessandro Cicolin (Centro di medicina del sonno) e Michela Guglielmotto (Nico). L’estratto del lavoro è pubblicato sulla rivista internazionale ‘Acte Neuropathologica Communications’.

Il team ha esaminato l’effetto di un sonno disturbato in topi geneticamente predisposti al deposito di beta-amiloide. Beta-amiloide è una proteina che compromette irreversibilmente le funzioni cognitive dell’animale anche se giovane. La sola frammentazione del sonno ottenuta inducendo brevi risvegli senza modificare il tempo totale del sonno, per un periodo di un mese (che approssimativamente corrisponde a tre anni di vita dell’uomo), compromette il funzionamento del sistema glinfatico, facendo aumentare il deposito di Beta-amiloide nei topi.

È noto che il riposo notturno nei pazienti affetti dalla malattia di Alzheimer sia spesso disturbato fino ad arrivare ad una vera e propria inversione del ritmo sonno-veglia. In realtà, recenti studi hanno osservato anche che i disturbi del sonno stessi (come deprivazione di sonno e apnee) possono influenzare negativamente il decorso della malattia

Nei pazienti con sonno disturbato, sia in termini di quantità che qualità, si riscontra un aumento del deposito cerebrale della proteina beta-amiloide. Quest’ultima è implicata nella genesi della malattia di Alzheimer. In definitiva, lo studio ha dimostrato che tale aumento dipende da una sua ridotta eliminazione da parte del sistema glinfatico. È bene che ricordare che il sistema glinfatcio agisce “pulendo” il cervello, ed è particolarmente attivo proprio durante il sonno profondo. 

Clicca qui per leggere l’estratto originale dello studio. 

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