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L’attività fisica e il potenziamento del sistema cerebrale

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Sempre più studi dimostrano come il cervello di chi si allena regolarmente sia molto diverso rispetto a quello di chi è sedentario

L’esercizio fisico può fare davvero miracoli per il corpo. Una corretta attività fisica tonifica i muscoli, corregge la postura, fa dimagrire e migliora l’umore. Oltre a questi benefici ben noti, lo sport può potenziare anche il cervello, rendendolo più plastico e capace di rallentare i fenomeni degenerativi. Sono infatti numerosi gli studi che dimostrano come il cervello delle persone costanti nell’allenamento non sia lo stesso rispetto ai sedentari.

I ricercatori dell’Università della California meridionale, revisionando la letteratura scientifica del 2018, hanno dimostrato come i cambiamenti cerebrali comincino già in età adolescenziale. Più dettagliatamente si è scoperto che i ragazzi tra i 15 e i 18 anni fisicamente attivi tendevano ad avere un volume maggiore dell’ippocampo e del giro frontale medio. Tradotto, migliore regolazione delle emozioni e una più efficace memoria di lavoro

ll potenziamento cerebrale si estende anche in età adulta

Ma la buona, relativamente nuova, notizia è che il potenziamento cerebrale si estende anche in età adulta. Infatti, gli psicologi dellUniversità di Pittsburg hanno recentemente pubblicato una revisione in cui dimostrano che l’esercizio fisico regolare può aiutare gli anziani a conservare la memoria episodica, ovvero gli eventi accaduti in passato. Nel dettaglio si registrano i maggiori miglioramenti tra i 55 e i 68 anni, piuttosto che negli over 69.

Per comprendere meglio l’importanza del binomio attività fisica – anzianità prendiamo in esame una ricerca pubblicata un anno fa su ‘Aging’ dalla Rutgers University, in New Jersey. Questo studio ha messo a confronto due gruppi anziani generalmente sedentari. Tra questi, quelli che si sono allenati per 20 settimane con esercizi di cardio-danza hanno dimostrato di ottenere miglioramenti significativi nella flessibilità neuronale dell’ippocampo. Tale flessibilità è stata misurata attraverso la risonanza magnetica funzionale. Risultato? Maggiore capacità nell’applicare vecchi ricordi a nuovi compiti e situazioni.

In ambito patologico, è possibile notare anche l’effetto dell’esercizio sui malati di Alzheimer. Infatti, uno studio americano del 2016 pubblicato su ‘Plos One’ ha concluso che volontari che per 26 settimane avevano svolto attività aerobica per 150 minuti a settimana hanno ottenuto risultati migliori nella valutazione della demenza rispetto a un altro gruppo che aveva svolto solo lavoro di stretching e tonificazione. 

I cambiamenti fisiologici del cervello sono ben noti. Si registra infatti un calo del suo peso di circa il 5% ogni decade ( che si accentua dopo i 70 anni). Ma, una corretta attività fisica, specie se di stampo aerobico, permette un rallentamento della degenerazione cerebrale. Dunque, maggiore prevenzione rispetto ad eventuali sviluppi di demenze e di altre malattie neurologiche. 

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