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Cancro al seno: in cinque anni mortalità ridotta del 6%

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Tra il 2015 e il 2020 si è registrata, nel nostro Paese, una riduzione del 6% del tasso di mortalità per il tumore al seno. Le diagnosi, però, continuano ad aumentare

Nel 2023, in Italia, sono stati diagnosticati 55.000 nuovi casi di tumore al seno, rappresentando il 30% di tutte le neoplasie femminili. Nonostante l’aumento delle diagnosi, il tasso di mortalità è in calo: tra il 2015 e il 2020 si è osservata una riduzione del 6%, principalmente grazie ai progressi terapeutici frutto della ricerca. L’Italia si distingue a livello globale per la qualità e la quantità degli studi condotti in questo ambito, come confermano gli esperti del Gruppo Italiano Mammella (GIM), uno dei principali consorzi di ricerca indipendente in oncologia. Di recente si è conclusa a Udine la Riunione Annuale del GIM, durante la quale, per due giorni, gli esperti hanno discusso delle ultime novità scientifiche e pianificheranno le attività future.

I risultati del gruppo GIM

“Il GIM, fondato nel 2002, coinvolge attualmente 150 centri e più di 500 sperimentatori impegnati in studi no profit”spiega il Prof. Fabio Puglisi, Responsabile Scientifico della riunione GIM 2024. “In questi 22 anni – prosegue Puglisi – abbiamo fatto grandi progressi sia in ambito diagnostico che terapeutico. I dati parlano chiaro: la mortalità è in diminuzione, mentre la sopravvivenza a cinque anni è passata dall’80% nei primi anni 2000 all’88% nel 2024. Nei casi diagnosticati precocemente, questa percentuale supera il 90%. Questi risultati straordinari sono stati raggiunti grazie all’ampliamento dei programmi di screening, ma anche grazie all’innovazione costante nelle terapie. Come GIM, siamo fieri di aver contribuito in modo significativo a questi sviluppi”.

“La produzione scientifica del GIM è consolidata, con evidenze integrate nelle principali linee guida nazionali e internazionaliaggiunge Lucia Del Mastro, Professore Ordinario e Direttore della Clinica di Oncologia Medica dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino dell’Università di Genova. “Dal 2002 – spiega l’esperta – abbiamo condotto più di 50 studi clinici su tutto il territorio italiano. Siamo stati i primi a studiare la preservazione della fertilità nelle donne con cancro al seno”.

“Abbiamo anche studiato – prosegue Del Mastro – la durata ottimale della terapia endocrina adiuvante per pazienti a rischio di recidiva di tumore luminale e ci siamo concentrati sul regime chemioterapico “dose-dense” per pazienti ad alto rischio, che prevede un intervallo di due settimane tra i cicli di trattamento anziché tre. Infine il gruppo GIM è stato il primo gruppo al mondo a dimostrare attraverso uno studio clinico di fase III la possibilità di omettere dagli schemi chemioterapici somministrati dopo la chirurgia il farmaco 5-fluorouracile, individuando quindi un nuovo schema di trattamento caratterizzato da minore tossicità”.

Una realtà poco nota quanto importante

“Il gruppo GIM, poco noto al pubblico, è in realtà la più grande organizzazione di ricerca clinica sul tumore al seno in Italia e l’unica riconosciuta sul panorama internazionale – afferma Michelino De Laurentiis, Direttore del Dipartimento di Oncologia Senologica e Toraco-polmonare e Direttore dell’UOC di Oncologia Clinica Sperimentale di Senologia presso l’IRCCS “Fondazione Giovanni Pascale” di Napoli.

“Gli studi condotti dal GIM – prosegue De Laurentiis – hanno avuto un impatto significativo sulla pratica clinica degli ultimi 15-20 anni, contribuendo in maniera determinante all’avanzamento terapeutico per il carcinoma mammario. Le nostre attività di ricerca si vanno sempre più intensificando. Nel prossimo futuro, abbiamo in programma ulteriori sperimentazioni. Ad Udine abbiamo discusso di ben 20 nuovi progetti che spaziano, da approcci terapeutici innovativi, a studi di biomarcatori per personalizzare la terapia a studi d’impatto sociale della malattia, inclusa la ‘tossicità finanziaria”.

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