Documento della Siaarti: sette ricoverati su dieci sono no vax e la metà di questi sono negazionisti
Sette ricoverati su dieci in condizioni gravi sono no vax e la metà di questi sono anche negazionisti. Cioè per loro il covid non esiste e le cure sono inutili. E questo sta portando ad abbassare la sopravvivenza dei pazienti Covid che arrivano in terapia intensiva. È la scioccante denuncia di Antonino Giarratano, presidente della Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione Terapia Intensiva (Siaarti), contenuta in un documento che racconta di un quadro in continuo peggioramento. I no vax e i negazionisti arrivano in terapia intensiva senza cure e spesso rifiutano le procedure salvavita.
“In passato – aggiunge – solo i malati oncologici terminali rifiutavano le cure, ora le rifiutano persone che possono esser salvate“. Una situazione che sta portando anche “all’usura psicologica” degli anestesisti rianimatori italiani. Un nuovo tipo di burnout legato legata alla “negazione del proprio ruolo e competenza”, prosegue il presidente di Siaarti parlando alle agenzie di stampa.
Molte persone, secondo la Siaarti, non vogliono essere curate e questo ha portato all’affollamento delle terapie intensive
“Non era mai successo prima – spiega il direttore del dipartimento di Emergenza e Urgenza del Policlinico universitario di Palermo – di ricoverare delle persone in terapia intensiva e sentire un rifiuto alla ventilazione meccanica. Oppure all’emodialisi o alla circolazione extracoroporea nonostante stessero andando in arresto cardiaco. Rifiutano persino la flebo con gli zuccheri o l’ossigeno per via nasale. E solo perché non sanno cosa c’è all’interno. C’è un numero di ricoverati inferiore rispetto a un anno fa. Ma c’è un disagio ancora più grave perché non sono diminuiti i ricoveri in terapia intensiva dovuti a incidenti stradali e sepsi. E il picco dell’influenza non è stato ancora toccato. La cosa grave, però, è che ci sono le intensive piene di persone che non vogliono essere curate”.
Nel documento dal titolo “Pandemia e rifiuto dei trattamenti di supporto vitale“, la Siaarti richiama “alcuni elementi di carattere generale riguardanti il consenso alle cure e il relativo percorso decisionale”. In preciso riferimento al Codice di Deontologia Medica, sottolineando che “nessun trattamento sanitario può essere imposto a chicchessia. Anche se il trattamento diagnostico o terapeutico proposto sia un trattamento ‘salva vita’”.
Molti pazienti rifiutano anche la flebo di zuccheri perchè non sanno cosa c’è all’interno
La tensione per offrire chance di vita, sempre orientata a valutare con attenzione la proporzionalità delle cure, si legge, “richiede a tutti noi lo sforzo di spiegare e motivare per tempo, con la massima attenzione e rispetto, in modo chiaro, veritiero e documentato”, ma anche “con ragionevole insistenza” l’utilità dell’impiego di trattamenti di supporto vitale, “compresa, se clinicamente appropriata, la ventilazione invasiva“. “Per quanto le circostanze possano essere difficili e faticose – si precisa – al rifiuto ripetuto e ostinato del paziente non deve far seguito il suo ‘abbandono’. Deve piuttosto essergli sempre garantito un adeguato livello di cure e, qualora necessario, la loro rimodulazione in chiave palliativa”.
D’altro canto, però, si deve tenere testa a un altro fattore importante che è quella di una popolazione sanitaria costantemente minacciata di azioni legali. Ciò accade quando, in poco tempo, si deve decidere se sottoporre il paziente al consenso informato o salvargli la vita. Si tratta, conclude Giarratano, “di una criticità inattesa e gravissima che rischia di creare un pericoloso vulnus tra paziente e medico, rischiando di determinare l’allontanamento anche dei giovani da una professione che oggi e ancor più domani necessiterà invece di crescente impegno“.
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