Due team di ricercatori, di Londra e Glasgow, potrebbero aver trovato una spiegazione alla diffusione di epatiti pediatriche degli ultimi mesi
Dai primi giorni di aprile, epatiti pediatriche sconosciute hanno allarmato vari Paesi europei. Tra i più colpiti, il Regno Unito, che nel corso di questi mesi ha segnalato oltre 100 casi di questa ‘misteriosa’ epatite che attacca i bambini. Tra fine aprile e inizio maggio, anche il nostro Paese ha registrato (pochissimi) casi, tanto che il Ministero della Salute emanò una circolare con l’intento di chiarire la situazione. Ora però, potrebbe essere arrivata una svolta, proprio dal Regno Unito. Infatti due team di ricercatori, di Londra e Glasgow, dopo mesi di studi e ricerche, sono arrivati ad una possibile spiegazione.
Lo studio ha preso in esame i bambini colpiti dalle epatiti. Più precisamente però, quei bambini infettati da un adenovirus, o HHV6, un comune herpesvirus che normalmente provoca raffreddori e disturbi di stomaco, e contemporaneamente da un virus AAV2, che generalmente non provoca malattie e richiede un virus co-infettante, come l’adenovirus appunto, per replicarsi. Ma le epatiti non si sono formate solo a causa di questi due tipi di virus, ma anche per un’altra causa aggiuntiva: i bambini avevano infatti anche una variante specifica di un gene ospite chiamato antigene leucocitario umano, o HLA, che li ha resi suscettibili ad epatite grave. Questa variante genetica è presente solo nel 15,6% della popolazione in generale. Questo spiega perché, pur essendo molto comuni i primi due virus implicati (HHV6 e AAV2), le epatiti diffuse sono comunque rare.
Connessione ‘indiretta’ col Covid?
Gli scienziati inoltre hanno escluso qualsiasi connessione diretta con i vaccini anti-Covid, o con il Covid stesso. In realtà però, anche se mancano connessioni dirette tra le misteriosi epatiti e il Coronavirus, potrebbe esserci una connessione indiretta. Le indagini, infatti, ipotizzano che una ridotta esposizione ad AAV2 e adeno/herpesvirus durante i lockdown possa aver contribuito ad aumentare la successiva co-circolazione. In effetti, durante il periodo di chiusura, i bambini non giravano, non si mescolavano tra di loro. Di conseguenza non si sono costruiti l’immunità alle infezioni comuni che normalmente avrebbero incontrato. Secondo questa tesi dunque, una volta terminate le restrizioni da lockdown, i due virus hanno iniziato a circolare liberamente colpendo i piccoli senza l’immunità protettiva.
I risultati di questa analisi, saranno analizzati ed eventualmente confermati in ulteriori studi. Di certo, se venissero confermati, si tratterebbe di una vera e propria svolta nella lotta contro queste ‘misteriose’ epatiti acute tra bambini.
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