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Fare le scale: un vero e proprio toccasana per il cuore

Tempo di lettura: 3 minuti

Salire più di 5 rampe di scale al giorno è associato a una riduzione di oltre il 20% del rischio di malattie cardiovascolari aterosclerotiche

Resistere alla seduzione dell’ascensore e preferire le scale quotidianamente può contribuire alla longevità, come dimostra il caso del dottor Shigeaki Hinohara, medico giapponese scomparso a 105 anni, il quale ha continuato a percorrere le scale del suo studio fino agli ultimi giorni. Secondo le statistiche, salire più di 5 rampe di scale al giorno è correlato a una riduzione del rischio di malattie cardiovascolari aterosclerotiche superiore al 20%. Inoltre, chi ha interrotto abitudini regolari di salita ha mostrato un rischio di malattie cardiovascolari aumentato del 32% rispetto a coloro che non hanno mai rinunciato a questa pratica salutare. Iniziare è importante, ma ancor più significativo è continuare questo benefico percorso.

Questi risultati emergono da un approfondito studio prospettico pubblicato su Atherosclerosis, condotto su un vasto campione di 458.860 adulti provenienti dalla UK Biobank del Regno Unito, con particolare attenzione alle malattie cardiovascolari aterosclerotiche. “Sotto questo cappello rientrano l’infarto miocardico, l’ictus cerebrale, lo scompenso cardiaco e l’arteriopatia degli arti inferiori, per citare le più comuni – spiega Roberto Pedretti, direttore del Dipartimento Cardiovascolare all’IRCSS MultiMedica di Sesto San Giovanni (Milano). “Le malattie cardiovascolari costituiscono nel loro insieme la prima causa di morte e di morbilità nel mondo e anche in Italia. Sono responsabili, secondo i dati riportati dall’Istituto Superiore di Sanità, del 44% di tutti i decessi nel nostro Paese. in particolare – spiega l’esperto – la cardiopatia ischemica è la prima causa di morte in Italia, rendendo conto del 28% di tutte le morti, mentre gli accidenti cerebrovascolari sono al terzo posto con il 13%, dopo i tumori”.

Scale e cuore: una forte e positiva associazione

Lo studio non dimostra direttamente il rapporto di causa-effetto, ovvero non è possibile affermare con certezza che salire le scale sia direttamente responsabile della riduzione del rischio di malattie cardiovascolari.

“Tuttavia – continua Pedretti – l‘associazione è abbastanza forte da suggerire quanto sia meglio rinunciare all’ascensore per avere un cuore più sano. Questo tipo di movimento aerobico, se considerato nel lungo termine, rappresenta una forma di costante allenamento per il cuore e il sistema cardiovascolare, inducendo nel tempo i benefici associati all’attività fisica quali una riduzione della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa, sia a riposo sia durante lo sforzo e lo stress”.

“Il movimento, infatti, provoca un adattamento favorevole del sistema nervoso autonomo cardiovascolare mediante un aumento dell’attività del nervo vago. Il sistema cardiovascolare diventa così più efficiente, in grado quindi di consumare meno carburante (ossigeno) per lo stesso livello di sforzo. Inoltre la regolare attività fisica induce numerosi altri benefici, tra questi il miglioramento della circolazione del sangue che può aiutare a compensare le difficoltà di irrorazione legate a eventuali stenosi (restringimenti) delle arterie coronariche e di altri distretti” – precisa l’esperto.

A migliorare è anche il profilo lipidico

Oltre a migliorare la forma cardiorespiratoria, il movimento consente anche un miglioramento del profilo lipidico, come spiega l’epidemiologo Lu Qi della Tulane University“Il livello dei grassi del sangue, in particolare del colesterolo cosiddetto cattivo (LDL), è da considerarsi un vero e proprio fattore causale dell’aterosclerosi e degli eventi clinici che ne possono derivare, come l’infarto miocardico e l’ictus cerebrale” – dichiara Lu Qi. 

“Mantenere un livello di LDL inferiore ai valori oggi considerati ottimali – ha precisato l’esperto – è una misura centrale nella prevenzione delle malattie cardiovascolari: inferiore a 116 mg/dl nella popolazione sana, inferiore a 100 mg/dl nei soggetti a rischio moderato, inferiore a 70 mg/dl nei soggetti ad alto rischio e a 55 mg/dl in quelli a rischio molto alto come coloro che hanno già avuto un infarto miocardico o un ictus cerebrale. I farmaci sono spesso necessari per ottenere questi obiettivi. Tuttavia l’attività fisica migliora di per sé il profilo lipidico e quindi costituisce una misura non farmacologica essenziale, assieme all’alimentazione, per ridurre il colesterolo e i trigliceridi”.

Fonte dello studio.
Fonte dichiarazioni: Corriere della Sera.

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