Fuori dalle grandi città, il medico di famiglia è ormai, in numerosissimi casi, una figura introvabile. La situazione è particolarmente grave in 4 regioni italiane
A cura di Antonio Arigliani
Lontano dalle grandi città, trovare un medico di famiglia sta diventando sempre più difficile. Molte aree interne, piccoli comuni e comunità montane ne sono già sprovviste, con una situazione particolarmente critica in alcune zone di quattro Regioni – Abruzzo, Marche, Molise e Umbria – dove la carenza di medici di Medicina generale è ormai una realtà. I dati che saranno presentati al X Congresso interregionale della Società Italiana dei Medici di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG) per Abruzzo, Marche, Molise e Umbria, in programma il 4-5 aprile a Colli del Tronto (Ascoli Piceno), destano grande preoccupazione. I medici sul territorio avvertono che l’attesa riforma delle Case di comunità potrebbe non essere la soluzione al problema.
“Ciò che serve oggi – avverte Italo Paolini, Presidente del Congresso – è una medicina generale equiparata alla formazione delle altre specialità universitarie, organizzazione, strumenti professionali per diagnosi rapide, personale. La Casa di comunità rischia di riscontrare gli stessi problemi”.
L’emergenza riguarda soprattutto l’Italia centrale
Il quadro che emerge è allarmante: in quasi tutte le regioni italiane si registra una riduzione dei medici di famiglia, ma è nell’Italia centrale che la situazione appare più critica. Queste regioni, infatti, si caratterizzano per aree interne spesso difficili da raggiungere, zone montuose, comuni piccoli, e dal punto di vista della Medicina generale questa situazione implica che lo stesso medico debba coprire città che distano anche un’ora l’una dall’altra, con la possibilità di sostenere solo un numero limitato di visite ogni giorno. Un ostacolo significativo, soprattutto in un contesto caratterizzato da un’alta presenza di anziani che si affidano alla Medicina generale per le loro necessità.
La situazione nelle Marche e in Abruzzo
“Nelle Marche ad esempio – commenta Paolini, che tra le altre cose è anche segretario Simg Marche – ci sono ampie fette di territorio nelle aree interne con la popolazione sparsa in piccoli comuni. Al contrario, Nelle grandi città la carenza è meno evidente. Nelle aree interne l’assistenza delle cure primarie resta complessa e la risposta delle Case di comunità rischia di essere peggiorativa: accorpare più comuni in una casa di comunità non migliorerebbe infatti la capillarità dell’assistenza”.
Particolarmente emblematico è il caso dell’Abruzzo, dove molti ultracentenari sono privi di un medico di famiglia. Nella regione risiedono 595 persone di almeno 100 anni, di cui 114 uomini e 479 donne. A complicare ulteriormente la situazione è la conformazione del territorio: oltre la metà dei comuni (54,4%) si trova in area montana, ospitando più di un quarto della popolazione (27,2%), mentre il restante 72,8% vive nei comuni collinari (45,6%).
“Stiamo assistendo a uno spopolamento delle zone interne e ad uno spostamento verso le città dei pochi professionisti rimasti” – sottolinea Gabriella Pesolillo, segretario Simg Abruzzo. “Questo fenomeno – prosegue – si colloca in un quadro in cui ci sono sempre meno medici: dal 2018 al 2023, su 197 posti messi a disposizione per formare medici di famiglia hanno conseguito il diploma in 123. Sono stati convocati anche i medici che frequentano il corso di formazione triennale per coprire le carenze non assegnate”.
Scenari critici anche in Molise ed Umbria
Il Molise, invece, presenta caratteristiche particolari. È la seconda regione meno densamente popolata d’Italia, dopo la Basilicata, e conta solo tre centri con più di 20.000 abitanti. Sebbene il numero di medici di base non sia formalmente inferiore alle necessità, la realtà territoriale frammentata e l’età media elevata, sia della popolazione che della classe medica, pongono un serio rischio di disservizi.
“Più del 50% dei medici – spiega Domenico Castaldi, segretario Simg Molise – ha più di 65 anni e, in assenza di un adeguato ricambio generazionale, nel giro di 3-4 anni ci troveremo nella stessa situazione del resto d’Italia. Inoltre, poiché da anni la regione è commissariata, molti clinici optano per altre aree del Paese”
La presenza dei medici di base in Umbria si sviluppa invece a macchia di leopardo: mentre nelle zone urbane non si registrano particolari carenze, nelle aree rurali si evidenziano significative difficoltà nella copertura sanitaria. “In media, sui circa 40 posti del corso di Medicina Generale, in Umbria gli iscritti sono circa la metà – conclude Pietro Tasegian, segretario Simg Umbria. ciò significa che ogni anno viene formato un numero inferiore alla metà del reale fabbisogno”.
Fonte dichiarazioni: Ansa.it
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