Circa 4 medici su 10 sono pronti a lasciare il posto fisso in ospedale per lavorare a gettone. Il risultato emerge da un sondaggio pubblicato dalla Federazione CIMO-FESMED
A cura di Antonio Arigliani
Più del 37% dei medici sono pronti a lasciare il posto fisso in ospedale per lavorare come gettonisti. Si tratta dunque di circa 4 medici su 10. Il preoccupante risultato è emerso da un sondaggio flash proposto dalla Federazione CIMO-FESMED ad un campione di 1000 medici. Di questi mille, il 37,6% ha dichiarato di essere pronto a dimettersi da dipendente del Servizio sanitario nazionale per lavorare con una cooperativa. Tra l’altro, le percentuali diventano maggiori tra i medici più giovani (il 50% degli under 35 e il 45% dei camici bianchi tra i 36 e i 45 anni desiderano lasciare il SSN).
Ma entriamo nel dettaglio. È infatti interessante analizzare le differenze registrate sulla base dei reparti di appartenenza: in modo quasi sorprendente, i più desiderosi di fuggire dal SSN sono i medici che lavorano nell’area dei servizi (46%), seguiti da chi opera nei reparti di emergenza (42%). Subito dopo ci sono i chirurghi (40%) e i camici bianchi dell’area medica (32%). A commentare il preoccupante quadro è Guido Quici, presidente della Federazione CIMO-FESMED, come riportato dal comunicato ufficiale della stessa. “Il quadro emerso – afferma Quici – dal sondaggio non può che destare preoccupazione. Se queste percentuali dovessero trasformarsi in dimissioni reali, si ritroveremmo dinanzi al tramonto definitivo del Servizio Sanitario Nazionale, svuotato di molte delle sue professionalità e affidato in buona parte a società private che nessuno regola né controlla”.
Le criticità
Secondo la Federazione CIMO-FESMED sono numerose infatti le criticità relative alle cooperative. Tra queste, l’assenza di trasparenza in merito al percorso formativo dei medici proposti, che spesso sono neolaureati senza alcuna specializzazione. O ancora, l’impossibilità di controllare il rispetto della normativa sull’orario di lavoro ed il riposo obbligatorio fra un turno all’altro che mette a rischio la sicurezza delle cure, quindi, i pazienti. La CIMO-FESMED parla anche di difficoltà di inserirsi in un contesto lavorativo ogni volta diverso, che segue regole, protocolli e un’organizzazione che solo un dipendente può conoscere bene e rispettare. Un’ultima criticità segnalata dalla Federazione è relativa all’ingiustizia di far guadagnare al gettonista anche il triplo di quello che guadagna un dipendente nel corso del medesimo turno di servizio. Gettonista che, seguendo sempre le dichiarazioni della Federazione, presenta inoltre un carico di responsabilità inferiore rispetto al dipendente SSN.
Non una scelta dettata solo dal guadagno
In realtà, l’aspetto retributivo non è l’unico motivo cruciale della scelta di molti medici di lasciare il SSN. Seguendo infatti il sondaggio in questione ci sarebbero altri vantaggi relativi al lavoro in cooperative. Primo fra tutti, la certezza di poter gestire meglio il proprio tempo e dunque di poter migliorare la qualità della propria vita. Ma anche avere maggiore autonomia e flessibilità, e dover svolgere una quantità minore di compiti burocratici.
“Se non si valorizza la professione medica – dichiara ancora Quici – adeguando gli stipendi alla media europea, migliorando le condizioni di lavoro in ospedale e dando concrete possibilità di carriera, tra pochi anni dovremo celebrare il funerale del Servizio Sanitario Nazionale. Occorre intervenire subito, perché forse è già troppo tardi”.
Clicca qui per leggere il comunicato ufficiale della Federazione CIMO-FESMED.
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