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Mindfulness – Dott.ssa Cinzia Orlando

Tempo di lettura: 4 minuti

La rubrica tratta le diverse dimensioni e aree della psicologia. È curata, per Italian Medical News, dalle psicologhe e dagli psicologi del Sindacato Nazionale PLP – Psicologi Liberi Professionisti

Mindfulness
Dott.ssa Cinzia Orlando
Psy Tools è una Rubrica a cura del Sindacato PLP Psicologi Liberi Professionisti

Quando la mia cara amica Rosalba mi ha chiesto di scrivere qualcosa sulla mindfulness mi sono sentita onorata e grata per questa opportunità. Anche lei pratica da anni la meditazione, insieme abbiamo attraversato momenti sfidanti, supportandoci e incoraggiandoci reciprocamente con l’obiettivo di trasformare le difficoltà in punti di forza. Lei puntava soprattutto sulla mia eccessiva riservatezza; a volte mi diceva: “ti conosco e so quanto vali ma quando parli in pubblico hai una vocina che non ti rappresenta, è troppo flebile!”. Ed io: “Si lo so, hai ragione, ci posso lavorare!”. In effetti mi sono sempre formata professionalmente ma lo stesso ho avuto spesso difficoltà con l’esposizione sociale e dopo anni e anni di evitamento, più o meno consapevole, il mio giardino interiore si stava inaridendo.

Possiamo seminare tanto ma, se zappiamo poco la nostra terra non le permettiamo di arieggiare, di esporsi al nuovo, e la terra non ha bisogno solo di semi e di concime ma anche di luce, aria e calore. Così, qualche hanno fa ho fatto spazio tra le mie zolle (meditando), certo a volte è stato pesante e faticoso ma chi non gioisce vedendo spuntare fuori dei germogli freschi e vigorosi? È da allora che ho imparato a condividere di più e sempre più serenamente: ho partecipato sempre più spesso cone relatrice a seminari e convegni e ho scritto di più. La vocina è diventata voce, (anche grazie a Te, Rosalba), e siccome coltiviamo la nostra terra non solo per noi stessi ma anche per altri eccomi qui a riflettere: “cosa  potrebbe descrivere con semplicità la mia relazione con la mindfulness, come potrei condividere con Voi le mie sfide?”.

La sfida nella pratica di meditazione è quel momento in cui lasci andare ciò che avevi imparato, ammesso che non ti serva più, e ti apri al nuovo, e allora: con quale argomento potrei iniziare tra i tanti che hanno fatto parte della mia crescita personale e professionale? Mi fermo un attimo, affiora un sorriso e arriva un’idea: in effetti sto già parlando di una componente fondamentale della consapevolezza. “Sono” già con il mio argomento: la Fiducia, una delle sette porte della mindfulness che Jon Kabat Zinn (lui la mindfulness l’ha ideata) ha cosi ben sintetizzato. Faccio un bel respiro e mi ricordo quanto mi diverta scrivere. Evocare le componenti piacevoli di un’attivià che incarna le mia sfide è per me fonte di grande energia. È da lì che mi viene la fiducia nella forza delle braccia (cosi zappare è più facile!).

Sono un’appassionata di etimologia, faccio una rapida ricerca con il cellulare e, mentre inforco gli occhiali sto già leggendo che una definizione di fiducia è abbassare le difese ed affidarsi al prossimo”. Mi viene in mente che quando pratichiamo la mindfulness il prossimo siamo noi stessi, allora mi arriva una domanda: “quale è stata la prima volta che ho sentito le mie difese che si abbassavano e mi sono affidata a me stessa?”. Ecco che compare un ricordo, è nitido e accompagnato da un profumo. Sono ad un ritiro con Rob Nairn (un grande maestro di pratica che ha vissuto in Sud Africa per moltissimo tempo); ai ritiri di solito si piange, o prima o dopo, specialmente se sono silenziosi, perché il silenzio crea spazio e in tutto quello spazio libero le emozioni compresse in profondità possono dispiegarsi.

È dei miei primi ritiri, ed è così anche per i miei compagni di pratica, quindi durante le pause, un po’ come scolaretti, ci ritroviamo a chiacchierare, malgrado la regola del silenzio. Le emozioni “schiacciate” quando sono libere possono far sentire prepotentemente la loro presenza ed inquietarci, così la chiacchiera ci distrae ripristinando qualche difesa, ricoprendo solchi, appiattendo la terra, con la pala della nostra “normalità”.

Le immagini scorrono rapidamente e come fotogrammi di un film su Netflix, la mia mente ad un certo punto clicca play, le immagini si rallentano e mi “rivedo”: sono al quarto giorno di ritiro, sto contattando dinamiche dolorose dentro di me, respiro e sento le aree della schiena contratte, le spalle rigide, mentre i pensieri negativi scorazzano nella mia testa e colpiscono il mio cuore. Sono addolorata e vulnerabile, le mie zolle sono veramente smosse anche se siedo a gambe incrociate. Sento il suono dei campanelli, apro gli occhi.

Per la prima volta, invece di cercare gli altri, la chiacchiera, la distrazione, sento che posso tenere con me quelle emozioni e vado da sola verso la macchinetta del caffe; mi asciugo una lacrima, mi soffio il naso, sento il gusto forte e amaro del coraggio di guardarmi dentro, e quando la paura mi inquieta scelgo di non scappare, rimango con me stessa, mi “tengo”. Tra me e la paura, il bicchierino che mi scalda le dita: è la fiducia che contiene. E anche se all’interno c’è dell’amaro sento un gusto dolce in bocca.

È una sensazione nuova: posso lasciare che tutto sia così com’è. Mentre sento tutto il gusto delle emozioni che mi attraversano ed il calore potente della fiducia che le contiene penso: “questo è il miglior caffè che abbia bevuto fino ad oggi”. Riapro gli occhi e cerco un altro po’: la radice FID (BID) della parola fiducia è collegata al sanscrito bheidh che vuol dire legare, e fides in latino è anche la corda come strumento musicale. Come dire che la fiducia permette di accordare tutte le nostre parti così che tutte le nostre corde possano suonare insieme (anche quelle pazze, direbbe Pirandello). Si, credo che inizierò a scrivere sulla Fiducia.

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Mindfulness
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