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MRC, Enrico Varricchio: “Sintomi in fase avanzata, analisi sono prima cura”

Tempo di lettura: 3 minuti

Il nefrologo sannita parla della MRC e di come sia in crescita il numero dei pazienti con tale patologia

Una patologia in crescita in Italia e, allo stesso tempo, subdola. Non c’è modo alternativo per definire la malattia renale cronica (MRC), quella che non ha sintomi e appare solo nella fase terminale. Serve attenzione e soprattutto analisi per cercare di prenderla per tempo e rallentarne il decorso.

Può colpire praticamente tutti – così inizia Enrico Varricchio, nefrologo presso l’Asl di Beneventoed è in netta crescita in Italia. Fino a ora si parla di più di due milioni di italiani colpiti da questa malattia. Una patologia che varia a seconda dell’età del paziente: può essere maggiormente primitiva in quelli più giovani (quelle che colpiscono direttamente il rene) oppure maggiormente secondaria no in quelli più anziani.

La motivazione di questa crescita è abbastanza semplice, è aumentata la vita media delle persone e, allo stesso tempo, aumentano anche i casi di ipertensione e diabete. Basti pensare che il 20%-30% dei diabetici è colpito da MRC. Certo, esistono anche casi di unicità, ma spesso non è così”.

CI si trova di fronte a insufficienza renale cronica quando il filtrato glomerulare è inferiore ai 60 ml/minuto e può essere causato da nefropatie secondarie. Ma non c’è solo questo di cui tenere conto, visto che la MRC è una patologia che porta ad avere maggiori rischi di eventi cardiovascolari rispetto ad altri. Come detto in apertura, però, è subdola.

Si tratta di una patologia lenta e progressiva: una serie di analisi possono aiutare all’individuazione del problema

È una malattia lenta e progressiva – continua il dottor Varricchio – e in alcuni casi si può curare se si individua per tempo la causa, purtroppo non sempre è possibile. Poi ci sono altri casi nei quali è importante rallentarne la progressione. La difficoltà sta nel fatto che i sintomi emergono solo nella fase terminale.

Nelle fasi iniziali è importante fare una serie di analisi come l’azotemia, le creatinina e l’esame delle urine. Poi è di importanza fondamentale, successivamente, fare anche un’ecografia renale. Se ci troviamo di fronte a fenomeni di uremia, beh, la malattia è in stato avanzato.

Una cosa, però, è importante sottolinearla: questa è una malattia che si vince con un’equipe multidisciplinare perché tanti sono gli attori che devono dare il proprio contributo. E tra questi, ha un ruolo fondamentale il nutrizionista che dovrà aiutare il nefrologo ad improntare la terapia giusta nutrizionale”.

Terapia diventa sinonimo di rapporto medico – paziente, qualcosa di complicato nel momento dell’esplosione della pandemia. Contatti ridotti al minimo indispensabile, rallentamento delle cure e, in alcuni casi, impossibilità assoluta. Serviva dover trovare un metodo alternativo e questo è stato individuato nella telemedicina, lo strumento che può ridurre le distanze e i tempi.

Lo sviluppo della telemedicina può essere di grande aiuto per la cura della malattia

Le Regioni hanno avviato una serie di programmi per seguire i pazienti con MRC e non solo in fase conservativa, ma anche in quella terminale. Inoltre può essere di grande aiuto anche per i programmi di dialisi”.

Altro fronte caldo, anche perché molto contemporaneo, è quello legato ai vaccini e in questo caso le parole del dottor Varricchio sono più che rassicuranti.

Il vaccino è assolutamente consigliato nei pazienti con MRC, in quanto categoria più fragile. I dati sono frammentati sull’evoluzione della malattia renale cronica ma possiamo dire che si sono riscontrati casi di infezione acuta da Covid che hanno portato a insufficienza renale acuta che ha compromesso la funzionalità dell’organo”.

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