Il farmaco tirzepatide presenta un’efficacia superiore in termini di riduzione anche della semaglutide. Lo annuncia un nuovo studio presentato durante l’ultimo ‘European Congress on Obesity‘
Secondo uno studio presentato dalla casa farmaceutica Lilly all’ultimo European Congress on Obesity di Malaga e pubblicato sul New England Journal of Medicine, il farmaco tirzepatide si conferma più efficace della semaglutide nella riduzione del peso corporeo. La ricerca, uno studio clinico di fase 3b condotto in aperto, ha confrontato la sicurezza e l’efficacia di tirzepatide — un agonista a doppia azione sui recettori GIP e GLP-1 — con quelle della semaglutide, che agisce solo sul recettore GLP-1. I partecipanti erano adulti con obesità o sovrappeso, associati ad almeno una comorbidità legata al peso, ma senza diabete.
“Un numero crescente di medici e pazienti è oggi testimone di livelli di riduzione del peso mai raggiunti prima, grazie ai più recenti progressi nei farmaci per la gestione dell’obesità” – ha dichiarato Louis J. Aronne, direttore del Comprehensive Weight Control Center e Sanford I, esperto di obesità al New York‑Presbyterian/Weill Cornell Medical Center e ricercatore di Surmount‑5. “I risultati head‑to‑head di Surmount‑5 – prosegue l’esperto – mostrano che tirzepatide porta a una maggiore riduzione del peso rispetto a semaglutide, fornendo ulteriori evidenze del suo valore come opzione efficace per la gestione dell’obesità”.
Per quanto riguarda l’endpoint primario, i risultati mostrano che i pazienti trattati con tirzepatide hanno registrato una perdita di peso media del 20,2% a 72 settimane, contro il 13,7% ottenuto con semaglutide. Tradotto in chilogrammi, significa una riduzione media di 22,8 kg con tirzepatide rispetto ai 15,0 kg con semaglutide, con una differenza relativa del 47% a favore del primo farmaco. Anche sugli endpoint secondari, tirzepatide ha dimostrato una netta superiorità. Il 64,6% dei pazienti ha raggiunto una perdita di peso pari ad almeno il 15%. Inoltre, la riduzione media della circonferenza vita è stata più marcata nei pazienti trattati con tirzepatide, con una diminuzione di 18,4 cm rispetto ai 13 cm ottenuti con semaglutide.
“I risultati completi dello studio Surmount-5 confermano la nuova e straordinaria opportunità che rappresenta oggi l’innovazione terapeutica nella gestione del peso e nel trattamento della malattia obesità, che come sappiamo impatta in modo importante su qualità e aspettativa di vita delle persone che ci convivono” – ha dichiarato Paolo Sbraccia, docente di Medicina Interna nel Dipartimento di Medicina dei Sistemi dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata.
“Accogliamo dunque con molto piacere questi dati positivi e significativi sull’efficacia di tirzepatide nello studio di confronto con semaglutide, che ci rendono fiduciosi sulle maggiori opportunità che possiamo offrire ai nostri pazienti di scongiurare rischi e complicanze dell’eccesso ponderale e dell’obesità: una vera e propria patologia cronica” – ha aggiunto l’esperto italiano.
Il profilo di sicurezza di tirzepatide nello studio SURMOUNT‑5 si è confermato in linea con quanto osservato nei precedenti trial della stessa serie. Gli effetti collaterali segnalati sono stati in prevalenza di natura gastrointestinale, con intensità da lieve a moderata. L’interruzione del trattamento per eventi avversi ha riguardato il 6% dei pazienti trattati con tirzepatide, a fronte dell’8% tra quelli trattati con semaglutide. Va comunque sottolineato che lo studio non era progettato per confrontare direttamente la sicurezza e la tollerabilità dei due farmaci.
“I risultati del Trial Surmount-5 confermano Lilly come azienda di riferimento in Italia e nel mondo nel trattamento dell’obesità e del sovrappeso con soluzioni terapeutiche sempre più efficaci e innovative” – afferma Elias Khalil, presidente e amministratore delegato di Lilly Italia.
“Nel nostro Paese – prosegue – la solidità della nostra ricerca e dei nostri dati si inseriscono in un impegno a 360 gradi nel sistema salute, lavorando a fianco di tutti gli attori per il riconoscimento della patologia obesità che oggi colpisce quasi 6 milioni di persone. Con questa responsabilità e cooperazione, possiamo alzare gli obiettivi e raggiungere traguardi sempre più ambiziosi per i clinici e per i pazienti che vivono ogni giorno l’impatto di questa condizione”.
In Italia, tirzepatide è approvato per la gestione del peso negli adulti con un indice di massa corporea (IMC) pari o superiore a 30 kg/m², oppure in caso di sovrappeso (IMC tra 27 e 30 kg/m²) associato ad almeno una comorbidità legata al peso. Il trattamento deve essere sempre affiancato a una dieta ipocalorica e a un aumento dell’attività fisica. Recentemente, l’AIFA ne ha inoltre autorizzato la rimborsabilità per i pazienti affetti da diabete di tipo 2.
Clicca qui per leggere l’estratto originale dello studio.
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