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Protesi al ginocchio: personalizzazione e innovazione – Dott. Antonio Oliviero

Tempo di lettura: 3 minuti

In questa intervista, il Dott. Antonio Oliviero spiega come l’evoluzione delle protesi e delle tecniche chirurgiche stia cambiando l’approccio alla sostituzione del ginocchio. Oggi, la parola d’ordine è adattarsi all’anatomia e alla funzionalità del singolo paziente

La chirurgia protesica del ginocchio ha vissuto negli ultimi anni una trasformazione significativa, grazie a una maggiore attenzione alla personalizzazione degli impianti e a un uso più mirato delle tecnologie. L’obiettivo non è più soltanto sostituire un’articolazione danneggiata, ma farlo rispettando l’anatomia individuale, i movimenti naturali e il vissuto funzionale del paziente. Il Dott. Antonio Oliviero, esperto in chirurgia articolare ricostruttiva e medicina rigenerativa, ci accompagna in un approfondimento sui principali tipi di protesi, i criteri di scelta tra monocompartimentale e totale, e le innovazioni più rilevanti in tema di allineamento e posizionamento dell’impianto.

Quali sono le differenze tra protesi mono e totale di ginocchio?

“Esistono principalmente due tipi di impianti per il ginocchio: la protesi totale e la protesi monocompartimentale. La protesi totale sostituisce completamente il ginocchio, andando a rivestire tutti e tre i compartimenti articolari (interno, esterno e femoro-rotuleo). È indicata nei casi in cui l’artrosi o il danno articolare coinvolge l’intera articolazione”.

“La protesi monocompartimentale, invece, è più conservativa: viene utilizzata quando solo uno dei compartimenti del ginocchio è danneggiato. In questo caso si interviene solo sulla porzione usurata (ad esempio il compartimento interno, esterno o quello femoro-rotuleo), lasciando intatte le parti sane del ginocchio. Questo tipo di protesi ha un design più ridotto ed è meno invasiva. In rari casi selezionati, soprattutto in pazienti giovani, si può optare per una protesi bicompartimentale (a volte chiamata anche “bimono”), quando i compartimenti danneggiati sono due. Tuttavia, si tratta di una soluzione meno comune, riservata a situazioni particolari”.

I criteri che deve seguire l’esperto

Quali sono i criteri principali che guidano la scelta tra una protesi monocompartimentale e una protesi totale di ginocchio?

“Bene, mentre in passato le indicazioni per la protesi monocompartimentale erano piuttosto rigide, con il passare degli anni l’utilizzo di questo tipo di impianto si è progressivamente ampliato, grazie anche ai vantaggi che offre. È però fondamentale che l’usura articolare sia limitata a un solo compartimento, condizione indispensabile per poter ricorrere a questa soluzione”.

“Un altro aspetto da considerare è la deviazione dell’arto: nei casi in cui il ginocchio presenti un varismo o un valgismo superiore ai 10-15 gradi, è preferibile orientarsi verso una protesi totale, poiché la monocompartimentale non garantirebbe una correzione adeguata dell’asse. Inoltre, mentre fino a qualche anno fa la presenza o meno del legamento crociato anteriore rappresentava un criterio di esclusione per l’impianto di una protesi monocompartimentale, oggi si ritiene che, in determinate situazioni, sia comunque possibile utilizzarla”.

“Un altro fattore importante è il peso corporeo: nei pazienti molto pesanti, la protesi monocompartimentale – essendo di dimensioni ridotte – tende a essere sconsigliata, soprattutto nei casi più estremi, a causa del rischio aumentato di scollamento precoce dell’impianto”.

“Restando sul confronto tra le due tipologie di protesi, bisogna evidenziare che la monocompartimentale prevede un accesso chirurgico più contenuto, non richiede l’incisione dei muscoli e comporta manovre meno invasive sull’osso e sui legamenti. Questo si traduce in un impatto complessivamente minore per il paziente e, di conseguenza, in tempi di recupero più rapidi. Inoltre, molti pazienti riferiscono una sensazione di maggiore “naturalità” del ginocchio dopo l’intervento con protesi monocompartimentale, proprio perché i legamenti vengono preservati. Al contrario, nella protesi totale il legamento crociato anteriore viene generalmente sacrificato, il che modifica in parte la percezione del movimento e il comportamento articolare del ginocchio”.

Il tema dell’allineamento

Quali innovazioni tecnologiche (materiali, design o tecniche chirurgiche) ritiene abbiano avuto l’impatto più significativo sul miglioramento della funzionalità e della longevità delle protesi di ginocchio negli ultimi anni?

“Negli ultimi anni, uno dei temi più discussi in ambito protesico è sicuramente quello dell’allineamento, ovvero il modo in cui viene posizionato l’impianto per ottenere, a fine intervento, un arto perfettamente dritto. Questo valeva indipendentemente dalla conformazione iniziale del ginocchio, che poteva essere in varismo o in valgismo, cioè con un asse costituzionale già deviato”.

“Oggi, invece, si parla sempre più spesso di allineamento cinematico, un concetto che rappresenta un’evoluzione importante sul piano tecnico. L’idea moderna è che, se un ginocchio presenta originariamente un asse in varismo, possa essere vantaggioso rispettare questa caratteristica, posizionando l’impianto con un lieve varismo, senza forzare l’allineamento a zero gradi. In altre parole, si cerca di mantenere l’asse naturale del paziente, piuttosto che correggerlo completamente”.

“Questa strategia consente di ottenere un miglior risultato funzionale, perché si evita di intervenire in modo troppo invasivo sui tessuti molli circostanti, come legamenti e capsula articolare. In questo modo si riduce il rischio di alterare il movimento naturale del ginocchio e si preserva, per quanto possibile, il funzionamento originario dell’articolazione”.

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