Un numero elevato nel rapporto: bisogna correre ai ripari per proteggere gli operatori dalla pandemia e da problemi annessi
Urge correre ai ripari perché la situazione contagi tra gli operatori sanitari torna a preoccupare. E la considerazione non può passare sotto silenzio perché arriva subito dopo il rapporto dell’Oms che è preoccupante per quanto riguarda la categoria più esposta al virus. Un bilancio drammatico che parla di 135 milioni di operatori sanitari e assistenziali morti nel mondo. E nel periodo che va da gennaio 2020 a maggio 2021, si parlerebbe di oltre 115mila decessi a causa della pandemia, tenendo conto di una stima mediana, ritenuta molto attendibile, tra un minimo di 80mila e un massimo di 180mila. In questa classifica, poco lusinghiera, l’Italia, tenendo sempre in considerazione la stima mediana, si troverebbe al settimo posto co con 3970 decessi.
Queste stime si basano sul numero dei decessi giornalieri nella popolazione generale per COVID-19 segnalati in ciascun paese, divisi per la dimensione della popolazione in ciascun paese, moltiplicati per il numero stimato di operatori sanitari. Ma, avverte l’Oms, “le stime derivano dai 3,45 milioni di decessi correlati al COVID-19 segnalati all’OMS a maggio 2021, un numero di per sé considerato molto inferiore al reale numero di morti (60% o più di quanto riferito all’OMS)“.
Esiste ancora una grande differenza tra paesi ricchi e quelli poveri in termini di vaccinazioni
Numeri che hanno costretto l’Oms a firmare una dichiarazione, insieme ai propri partner, per promuovere un’azione concreta e arrivare a una migliore protezione degli operatori sanitario a assistenziali. Sia per quanto riguarda il Covid per altri tipi di problemi legati alla salute. Nello specifico burnout, stress, ansia e affaticamento.
Una serie di richieste verso Stati membri per aumentare il monitoraggio e la segnalazione di infezioni, malattie e decessi in queste categorie specifiche. Un aspetto fondamentale, poi, è quello legato alle vaccinazioni per gli operatori sanitari e assistenziali. Esiste ancora un forte divario tra regioni e gruppi economici. Nei 119 paesi, entro settembre, 2 operatori su 5 erano completamente vaccinati. Meno di 1 su 10 se si parla di Africa e Pacifico occidentale. Un contraltare se si bada al fatto che 22 paesi ad alto reddito, invece, hanno l’80% di operatori sanitari e di assistenza completamente vaccinati.
Lo sforzo dell’Oms è anche quello di arrivare a un patto globale che si basi anche su strumenti legali, convenzioni e risoluzioni esistenti. Evitando, però, differenze di razza e ogni altro tipo di discriminazione e promuovendo un lavoro dignitosi e libero da ogni altra differenziazione.
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