Tre giorni a Riccione: prevista la presenza di oltre mille specialisti nelle cure palliative
C’è una frase che, nel corso degli ultimi due anni, è stata ripetuta più volte: la pandemia ha avuto un impatto devastante sul Sistema Sanitario. Un evento che ha mostrato tutte le crepe e che ha portato alla luce i bisogni della popolazione e quanto sia necessario fare rete. E l’impatto è stato ancora più grande sulle persone che soffrono delle cosiddette malattie croniche.
Si tratta di anziani, soli, poveri, di basso livello sociale e con un basso tasso di scolarizzazione, nella maggior parte dei casi. Queste stesse persone, inoltre, hanno un rischio alto di sviluppare altre malattie croniche di avere più ricoveri ospedalieri e più lunghi. Maggiore rischio di disabilità e non autosufficienza, peggiore qualità di vita e alta probabilità di morire prima. La spesa annua per le cronicità in Italia è di circa 66,7 miliardi (80% delle risorse sanitarie). Si spende tantissimo, ma le persone non sono in salute.
Ecco che diventa chiaro che, per queste persone, è importante poter avere tutte le cure necessarie. Che sia nella propria abitazione o in altri luoghi adatti.
Prima del Congresso è previsto un prologo iniziale con una serie di laboratori a numero chiuso
Questo è solo uno dei temi che saranno trattati nel corso del XXVIII° Congresso Nazionale della Società Italiana di Cure Palliative. Una tre giorni, dal 18 al 20 di novembre, a Riccione al Palazzo dei Congressi, dal titolo “Si cura meglio dove si fa rete”.
Un evento che vedrà la partecipazione di oltre 1000 persone appartenenti alle diverse categorie che operano nell’equipe di Cure Palliative e in tutte le equipe che gestiscono malati in fase avanzata e terminale. Il calendario della tre giorni prevede un prologo iniziale, il 17, con una serie di laboratori a numero chiuso nei quali si tratteranno temi di: metodologia delle Ricerca scientifica, Medicina Narrativa, Risk Management in Cure Palliative domiciliari.
Durante le giornate congressuali (18-20 novembre) ci saranno diverse sessioni dedicate al tema delle nuove emergenze legate alla pandemia da Covid. Innestate nei discorsi dedicati a temi clinici, assistenziali, etici, organizzativi e humanities. Uno spazio dedicato sarà inoltre messo a disposizione del progetto SICP Giovani.
Una serie di incontri importanti per parlare dei tanti aspetti che sono emersi nel corso della pandemia. È importante individuare dei modelli organizzativi che sappiano rispondere alle crisi e ai cambiamenti. Così come diventa importante mettere gli operatori sanitari nelle condizioni di poter lavorare al meglio.
Un discorso importante sarà dedicato agli ospedali che, messi in rete, possono rispondere meglio alle esigenze
Questo apre il discorso legato anche agli ospedali. Luoghi nei quali è importante entrare sempre meno e che, messi in Rete, possano rispondere globalmente alle esigenze legate alle patologie acute. Ospedali che siano anche luoghi di alta specializzazione del sistema di cure per la cronicità. Che siano in grado di interagire con la specialistica ambulatoriale, con l’assistenza primaria e con le reti cliniche territoriali.
Serve un approccio centrato sulla persona e non sulla malattia perché le malattie sono sola una parte dei problemi di salute delle persone; il resto è vulnerabilità sociale, familiare ed economica. La letteratura scientifica su questo è unanime.
Serve ragionare su piani sanitari che rispondano a ciò che Sars-Cov2 ha fatto emergere, non solo in Italia, ma in tutto il Mondo. C’è bisogno di sentirsi al sicuro, qui come altrove. E di ricevere cure buone e gratuite che rendano migliore la vita.
I bisogno delle cure palliative riguardano l’1.4% della popolazione adulta europea
I bisogni di Cure Palliative riguardano circa l’1.4% della popolazione adulta europea, o se vogliamo, il 75% di tutti i morti per anno. Per quanto riguarda alcuni luoghi di cura, è stata anche definita una stima di prevalenza del bisogno di Cure Palliative. Un bisogno presente nel 40-65% delle persone assistite in strutture residenziali e del 40% dei malati ricoverati in ospedale. Per quanto riguarda la popolazione pediatrica invece si stima in Italia siano circa 35.000 ad avere bisogno di Cure Palliative. Ad oggi solo il 5% usufruisce dei diritti riconosciuti dalla legge 38/2010.
Il tema della Rete risulta oggi quanto mai centrale all’interno della riforma che il nostro Servizio Sanitario dovrà necessariamente attraversare.
Le Reti locali e regionali di Cure Palliative sono state già definite dalla legge 38 e dalla normativa attuativa.
Esistono già e sono state capaci di resistere all’insulto della pandemia. Dando risposte concrete e appropriate ai bisogni vecchi, ma anche a quelli nuovi prodotti dalla crisi. Sono Reti in grado di progettare e di fare, ma anche di monitorare e di misurare.
Reti pronte ad impegnarsi nelle sfide clinico assistenziali per tutte le persone malate con bisogni complessi. Parallelamente disponibili a fare propria la responsabilità di una necessaria evoluzione scientifica attraverso una crescita dell’attività di ricerca.
Lu cure palliative rappresentano un livello essenziale di assistenza e una specializzazione medica
Le Cure Palliative sono ormai un diritto, una disciplina, un livello essenziale di assistenza e una specializzazione medica; questo permetterà di incidere sulle politiche sanitarie, attraverso competenze solide e un’identità sempre più forte. Che faccia della multi-professionalità e della capacità di dialogo e di apertura, l’elemento centrale da cui ispirare il cambiamento. Compreso il sostegno alla governance che dovrà realizzare la transizione dei modelli organizzativi.
Insomma, il congresso punta a far emergere le criticità. Con lo scopo di arrivare a tracciare delle linee che possano rappresentare la giusta soluzione da adottare. La pandemia ha messo in ginocchio il sistema sanitario. Al contempo, ha dato anche la possibilità a tutti di poter capire quali sono le esigenze e come intervenire per non farsi trovare impreparati.
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