Italian Medical News

Sanità, due aggressioni in pochi giorni: è sempre più emergenza

Tempo di lettura: 2 minuti

Una dottoressa di 37 anni, vittima di un’importante aggressione nel leccese, ha deciso di dimettersi. Tuonano Sindacati e Ordini

Recentemente, una dottoressa di 37 anni, che lavorava alla guardia medica di Minervino di Lecce, è stata vittima di un’aggressione durante una visita a domicilio. Il marito di una paziente, infuriato per la terapia prescritta, ha iniziato a maltrattare e a spingere la dottoressa, cacciandola dall’abitazione. Dopo l’incidente, la professionista ha presentato una denuncia e ha informato la Federazione italiana medici di medicina generale, decidendo infine di dimettersi.

Pochi giorni prima, a Maruggio (Taranto), una dottoressa di 32 anni, specializzanda in Urologia e in servizio presso la guardia medica, è stata aggredita da una coppia di turisti (poi identificati e denunciati). I turisti avevano portato il loro figlio minore alla sede di continuità assistenziale per un problema all’occhio. Dopo aver effettuato un primo esame, la dottoressa aveva raccomandato di portare il bambino al pronto soccorso per ulteriori accertamenti. I genitori hanno reagito con insulti e minacce, accusando la dottoressa di incompetenza e arrivando a strattonarla. A seguito di quest’episodio, la dottoressa ha dichiarato di non voler più lavorare presso il presidio di continuità assistenziale di Maruggio.

Non è un caso dunque il fatto che a Firenze, Il 23 agosto, un incontro in Prefettura ha visto i medici della città chiedere un aumento della sicurezza negli ospedali e l’istituzione di protocolli di collaborazione tra Asl e forze dell’ordine.

Una situazione insostenibile secondo Sindacati e Ordini

Ludovico Abbaticchio, presidente del Sindacato medici italiani – Smi, ha sottolineato che sono disponibili strumenti come videocamere e guardianie per proteggere il personale sanitario e sociale. Ha criticato la situazione attuale, affermando che è intollerabile che i medici siano esposti a rischi di aggressioni e condizioni di lavoro inadeguate. Ha concluso con una domanda provocatoria: “Per garantire la sicurezza dei nostri medici, dobbiamo veramente arrivare a richiedere il porto d’armi? È arrivato il momento – ha aggiunto – di dire basta e di investire come regioni e come aziende in strutture idonee per la tutela del medico”.

Ci dimetteremo tutti – ha commentato dal canto suo Filippo Anelli, presidente dell’Ordine dei medici di Bari. “Lo avevo detto l’altro giorno dopo l’aggressione alla collega in provincia di Taranto. Purtroppo, di fronte all’escalation di violenza cui stiamo assistendo in Puglia – ha affermato – è già in atto il fenomeno dimissioni. E senza interventi immediati, diventerà sempre peggio“.

Qualche giorno fa era intervenuto sull’argomento il ministro della Salute, Orazio Schillaci, parlando di “fenomeno inaccettabile di aggressioni agli operatori sanitari. Siamo pronti – ha aggiunto – a valutare anche insieme alle categorie ulteriori iniziative da mettere in campo per fare in modo che medici e infermieri si sentano protetti. Non possiamo consentire che la paura allontani il personale sanitario dagli ospedali. In questi due anni abbiamo adottato provvedimenti per migliorare i servizi e rafforzare le misure di sicurezza. Ma serve un cambiamento culturale”.

Potrebbe interessare anche Sanità: è sempre più boom di contratti temporanei

aggressioni
Condividi:
italian medical news
ISCRIVITI Subito ALLA NEWSLETTER
non perderti le news!
ISCRIVITI Subito ALLA NEWSLETTER
non perderti le news!