Italian Medical News

Sanità: è sempre più boom di contratti temporanei

Tempo di lettura: 2 minuti

Aumenta progressivamente il ricorso al lavoro a tempo determinato e interinale, oltre a stipendi in picchiata. La diretta conseguenza è la fuga dei medici dal Ssn

A cura di Davide Pezza

Sempre più contratti temporanei e stipendi più bassi. Non bisogna meravigliarsi troppo, insomma, se si assiste alla fuga dei medici dal Servizio sanitario nazionale. “Dal 2012 al 2022 “è aumentato in sanità il ricorso al lavoro a tempo determinato e interinale (dal 2012 al 2022 un balzo del +75,4%), e tra il 2015 e il 2022 le retribuzioni dei medici nella pubblica amministrazione sono diminuite, in termini reali, del 6,1%. La spesa per lavoro a tempo determinato, consulenze, collaborazioni, interinale e altre prestazioni di lavoro sanitarie e sociosanitarie provenienti dal privato è stata pari a 3,6 miliardi di euro nel 2022, con un incremento del +66,4% rispetto al 2012”.

Questi sono alcuni dei dati presentati nel nuovo Rapporto Fnomceo-Censis, dal titolo “Il necessario cambio di paradigma nel Servizio sanitario: stop all’aziendalizzazione e ritorno del primato della salute”. Dall’indagine è emerso che sono ormai “9 italiani su 10 a dichiararsi convinti e preoccupati del fatto che il vincolo di bilancio è stato troppo a lungo il re incontrastato delle decisioni relative alla spesa pubblica per la sanità”. Ben l’85% dei connazionali ritiene opportuno investire per restituire attrattività al lavoro degli operatori sanitari. Contratti precari e basse retribuzioni sono tra i motivi che rendono poco attraente rimanere nel Servizio sanitario nazionale, così medici e infermieri puntano alla fuga all’estero.

“Le diffuse esperienze degli italiani, di liste di attesa molto lunghe per l’accesso a prestazioni sanitarie nelle strutture pubbliche o del privato accreditato, e il relativo inevitabile ricorso al privato puro per accorciare i tempi di accesso, o anche quelle in strutture e servizi intasati e non in linea con gli standard attesi di qualità, hanno reso drammaticamente attuale l’urgenza sociale di un diverso approccio alla sanità” – ricorda la Fnomceo della nota di commento all’indagine.

Ulteriori problemi: sovra-affollamento e aggressioni

“La necessità di intervenire rapidamente attraendo nuovi medici e trattenendo quelli in servizio – si legge nella nota – è resa più stringente dal fatto che negli ultimi 24 mesi, direttamente o tramite familiari il 44,5% degli italiani ha sperimentato situazioni di sovra-affollamento in reparti ospedalieri o strutture sanitarie. Sono esperienze condivise dal 44,7% nel Nord-Ovest, dal 39% nel Nord-Est, dal 45,5% nel Centro e dal 46,8% al Sud-Isole. Il moltiplicarsi di aggressioni ai medici non è altro che la trasformazione del medico stesso nel capro espiatorio di contesti difficili ed eventuali prestazioni non in linea con le aspettative. Secondo l’84,3% degli italiani, le aggressioni ai medici sono un’emergenza su cui occorre intervenire con provvedimenti urgenti ed efficaci”.

Dalla ricerca Fnomceo-Censis, emergono indicazioni operative molto precise: “Avere più medici con retribuzioni più gratificanti in linea con quelle di un numero consistente di Paesi europei; impegnare più risorse pubbliche per ampliare la capacità di erogare prestazioni e accogliere pazienti in una sanità alle prese con gli effetti dell’intenso invecchiamento della popolazione” – sottolinea la Federazione nazionale Ordini medici.

Clicca qui per leggere la nota ufficiale Fnomceo-Censis.

Potrebbe interessare anche FASCICOLO SANITARIO ELETTRONICO (FSE), TUTTE LE NOVITÀ

sanità
Condividi:
italian medical news
ISCRIVITI Subito ALLA NEWSLETTER
non perderti le news!
ISCRIVITI Subito ALLA NEWSLETTER
non perderti le news!