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Scoperta cura che previene l’insufficienza renale acuta

Tempo di lettura: 3 minuti

Per la prima volta al mondo una terapia si dimostra efficace nel prevenire l’insufficienza renale acuta. Si tratta di una condizione più frequente e mortale dell’infarto

Per la prima volta al mondo, una terapia ha dimostrato di essere efficace nel prevenire l’insufficienza renale acuta, una condizione più comune e mortale dell’infarto, che può insorgere nei pazienti sottoposti a interventi chirurgici e che può evolvere in malattia renale cronica. Questa scoperta, che parla italiano, è finanziata dal Ministero della Salute ed è descritta sulla rivista ‘New England Journal of Medicine‘ da un gruppo internazionale guidato dall’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano.

Ogni anno si effettuano oltre 300 milioni di interventi chirurgici nel mondo, di cui 1 milione con l’ausilio di un bypass cardiopolmonare. Il corpo e gli organi dei pazienti operati subiscono uno stress acuto, e diverse ricerche indicano che i reni sono particolarmente vulnerabili a questo stress operatorio, poiché durante l’intervento la perfusione renale si riduce, aumentando così il rischio di insufficienza renale acuta.

Una malattia più letale dell’infarto

L’insufficienza renale acuta (IRA) colpisce il 10-15% di tutti i pazienti ospedalizzati a livello globale (circa mezzo miliardo all’anno) e la metà dei ricoverati in terapia intensiva. Secondo uno studio, il tasso di mortalità a 90 giorni nei pazienti critici con IRA può raggiungere il 30-40%, rendendola più letale rispetto all’infarto del miocardio. La ricerca appena pubblicata sul New England Journal of Medicine dimostra per la prima volta l’efficacia della somministrazione endovenosa di amminoacidi nel prevenire l’insorgenza di IRA in seguito a un intervento chirurgico con bypass cardiopolmonare.

Lo studio è stato coordinato da Giovanni Landoni, direttore del Centro di Ricerca in Anestesia e Rianimazione del San Raffaele, e da Alberto Zangrillo, primario dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione Generale, Cardio-Toraco-Vascolare e dell’Area Unica di Terapia Intensiva Cardiologica e Cardiochirurgica, oltre che referente direzionale delle Aree Cliniche del San Raffaele. La ricerca, inoltre, ha visto la collaborazione con vari centri e ricercatori italiani e internazionali, in particolare con Rinaldo Bellomo, professore di Terapia Intensiva all’Università di Melbourne (Australia).

Oltre 3.500 pazienti coinvolti nello studio

Il lavoro ha coinvolto 3.511 pazienti sparsi tra 22 centri in Italia, Croazia e Singapore. I ricercatori (come si legge nell’estratto dello studio) hanno somministrato per via endovenosa la terapia di amminoacidi a un primo gruppo di 1.759 pazienti adulti che venivano sottoposti a intervento di chirurgia cardiaca con bypass polmonare. La somministrazione è stata effettuata per 3 giorni post-intervento. Ai restanti 1.752 partecipanti i ricercatori hanno somministrato un placebo. Il risultato? L’insufficienza renale acuta si è verificata in 474 pazienti del gruppo che ha ricevuto il farmaco (26,9%) e in 555 pazienti del gruppo placebo (31,7%). Nel gruppo trattato si è registrata una riduzione del 5% della probabilità di Ira.

Le parole dei protagonisti

“Abbiamo vistospiega Landoniche somministrando una soluzione di amminoacidi per via endovenosa dal momento immediatamente precedente all’operazione fino a 3 giorni post-intervento, il rene è in grado di mantenere una buona perfusione ottimizzando l’ossigenazione renale e la filtrazione glomerulare, diminuendo quindi di molto la probabilità che insorga un’Ira. Si tratta di una scoperta molto importante”.

“Dopo decenni in cui gli studi sugli amminoacidi si sono basati principalmente sul loro effetto nutrizionale oppure di innalzamento della temperatura corporea, la nostra ricerca rappresenta una grande svolta– spiegano gli autori.  Si tratta di un lavoro che apre la strada a nuovi utilizzi promettendo un aggiornamento delle linee guida e una rivoluzione in ambito clinico.

“I dati che abbiamo raccolto con questo studiodichiara Alberto Zangrilloconfermano che la terapia con gli amminoacidi è in grado di prevenire l’insufficienza renale acuta. Da oggi potremo studiare e forse applicare questi risultati non solo agli interventi chirurgici effettuati con bypass, ma anche a chi soffre di insufficienza cardiaca, a chi si sottopone un trapianto di rene, a chi ha un’insufficienza renale in corso, a pazienti settici e potrà essere usato anche per ridurre i danni da mezzi di contrasto”.

Di seguito si riportano anche le parole di Rinaldo Bellomo: “Siamo fiduciosi che il nostro contributo possa fare la differenza nel mondo della medicina. E’ la prima volta nella storia che proteggiamo il rene pre e post-intervento con un farmaco e questo cambio di paradigma potrebbe migliorare l’outcome di milioni di pazienti ogni anno”.

Clicca qui per leggere l’estratto originale dello studio.

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insufficienza renale
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