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Scoperti geni potenzialmente coinvolti nella Sindrome di Down

Tempo di lettura: 3 minuti

Uno studio tutto italiano ha individuato nuovi processi biologici alterati, mai descritti prima in letteratura, in disturbi del sistema nervoso centrale

Scoperti nuovi geni che potrebbero essere responsabili della disabilità intellettiva nelle persone affette da Sindrome di Down. La ricerca, interamente italiana, è stata pubblicata ieri (martedì 28 maggio 2024, N.d.R.) su ‘Neuron’ e apre la strada allo sviluppo di farmaci futuri mirati ai target identificati, con l’obiettivo di migliorare le capacità di apprendimento e memoria. Il team di ricerca, guidato da Laura Cancedda e Andrea Contestabile dell’Unità Brain Development and Disease dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), in collaborazione con il Laboratorio di Proteomica Clinica dell’IRCCS Giannina Gaslini diretto da Andrea Petretto, ha utilizzato un approccio omico omnicomprensivo e test di laboratorio per identificare nuovi processi biologici alterati. Si tratta di meccanismi mai descritti prima in letteratura nei disturbi del sistema nervoso centrale e potenzialmente coinvolti nella disabilità intellettiva caratteristica della sindrome di Down.

“La sindrome di Downspiegano gli autori dello studio è un’alterazione cromosomica caratterizzata da una complessa sintomatologia che affligge diversi organi, tra cui il cervello. È la causa più frequente di disabilità intellettiva di origine genetica e tra i processi cognitivi più colpiti ci sono quelli della memoria e del linguaggio. A fronte di avanzamenti della chirurgia e della riabilitazione per migliorare i sintomi fisici, ad oggi sono assenti approcci farmacologici per quelli intellettivi. I risultati del lavoro stabiliscono un nuovo traguardo di conoscenza su questa condizione e mettono a disposizione di altri gruppi nel mondo un database da cui potranno attingere per implementare la ricerca, gettando le basi per lo sviluppo futuro di farmaci ad hoc capaci di potenziare le abilità cognitive esistenti”.

Un approccio incrociato

L’équipe multidisciplinare dell’IIT e dell’IRCCS Gaslini ha analizzato campioni biologici di persone con sindrome di Down e di persone senza la sindrome, utilizzando avanzate tecniche di trascrittomica e proteomica per confrontare i dati a livello genetico e proteico. I risultati ottenuti dall’approccio incrociato, interpretati mediante analisi bioinformatiche, hanno rivelato la presenza di target noti da tempo per il loro ruolo negli stati infiammatori del cervello, oltre a nuovi target che regolano processi cruciali per il neuro-sviluppo. I dati omici sono stati validati attraverso test di laboratorio su neuroni derivati dalla riprogrammazione e differenziamento di cellule della pelle di persone con sindrome di Down, e su modelli preclinici, confermando l’espressione anomala di proteine coinvolte nella formazione degli assoni neuronali.

Le parole dei protagonisti

“Al momento non esistono terapie farmacologiche approvate rivolte al trattamento della disabilità intellettiva delle persone con sindrome di Downafferma Laura Cancedda. Questo studio potrebbe portare allo sviluppo futuro di farmaci per i nuovi target che abbiamo individuato, con lo scopo di migliorare le capacità di apprendimento e memoria”.

“Questo studio rappresenta un eccellente esempio di come l’integrazione di diverse tecniche omiche, basate esclusivamente sui dati sperimentali e prive di ipotesi iniziali, abbia notevolmente arricchito la nostra comprensione dei processi fisiopatologici commenta Andrea Petretto. La collaborazione tra Iit e ospedale Pediatrico Gaslini – prosegue l’esperto – ha giocato un ruolo fondamentale nell’ottenimento di risultati di grande rilievo scientifico. E’ nostra ferma convinzione che il proseguimento di tale sinergia tra ricerca di base, innovazione tecnologica e pratica clinica continuerà a generare nuove intuizioni e a promuovere lo sviluppo di terapie all’avanguardia per migliorare la qualità della vita dei bambini e delle loro famiglie”.

“I risultati ottenuti segnano un nuovo punto di partenza per i team di ricerca che lavorano nell’ambito della sindrome di Down e potenzialmente anche di altre condizioni del neurosviluppo conclude Andrea ContestabileInoltre l’utilizzo di cellule riprogrammate ci ha permesso di valutare l’effetto funzionale dei geni alterati direttamente sulle cellule neuronali dei pazienti

Clicca qui per leggere l’estratto originale dello studio.

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Sindrome di Down
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