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Alla scoperta dei ‘super ager’, coloro a cui la memoria non invecchia mai

Tempo di lettura: 2 minuti

I ‘super ager’ sono quelle persone di età superiore ad ottanta anni con una memoria paragonabile a quella di individui anche trent’anni più giovani. A spiegare il perché, uno studio della Northwestern University di Chicago

Con l’invecchiamento la memoria tende a diminuire. In realtà però non è per tutti così. Esistono infatti i cosiddetti ‘super ager’, ovvero quelle persone di età superiore ad ottanta anni con una memoria simile a quella di individui venti o addirittura trent’anni più giovani. Come è possibile? Merito di neuroni più grandi e più sani in una particolare area del cervello, fondamentale per il funzionamento della nostra memoria. A rivelarlo è uno studio della Northwestern University di Chicago, pubblicato su ‘The Journal of Neuroscience’.

L’area neurologica in questione si chiama corteccia entorinale (ERC). Si tratta di un network cerebrale direttamente collegato all’ippocampo, ritenuto fondamentale per tutti i processi associati alla memoria episodica, autobiografica e spaziale. L’ERC comprende sei strati di neuroni impilati uno sopra l’altro. Il secondo di questi sei ha un ruolo cruciale in quanto riceve informazioni dagli altri centri di memora e la ridistribuisce nel nostro cervello. 

Nel corso dell’invecchiamento, questa area del cervello è molto sensibile alla formazione dei grovigli neurofibrillari (NFT), una delle principali alterazioni riscontrabili nella malattia di Alzheimer, causata da una sovrabbondanza di proteina tau, che determina l’interruzione del sistema di trasporto tra le cellule e la comunicazione tra i neuroni. 

Il procedimento della ricerca


I ricercatori statunitensi hanno analizzato le dimensioni dei neuroni dell’ERC in campioni post-mortem di super ager. Successivamente hanno confrontato tali campioni con i cervelli di sette anziani definiti normali, ovvero con funzioni cognitive medie, sei giovani adulti e cinque soggetti sani affetti da decadimento cognitivo lieve amnestetico. Per ogni partecipante sono stati quindi misurati i neuroni del secondo, terzo e quinto strato della corteccia entorinale. Le analisi sono state condotte utilizzando software di analisi di immagini. 

Dai risultati emerge che i super ager hanno neuroni più e più sani nella corteccia entorinale rispetto a tutti i campioni presi in esame. Inoltre, l’ippocampo e l’ERC mostrano una bassa o intermedia densità di grovigli neurofibrillari e una maggiore densità dei neuroni di von Economo. Quest’ultimi sono neuroni da cui dipendono abilità cognitive ed emotive che determinano il modo in cui il cervello deve agire. Sono molto importanti inoltre nell’elaborazione dei pensieri. 

In definitiva, nei super ager i neuroni del secondo strato dell’ERC resistono alla formazione dei grovigli. I ricercatori ipotizzano, inoltre, che neuroni più grandi fossero presenti dalla nascita e si siano mantenuti strutturalmente per tutta la vita. 

Resta però da capire se i neuroni di queste persone sono resistenti alla degenerazione neurofibrillare. O invece se il loro numero e le loro dimensioni anomale li rendano invece particolarmente resilienti alla formazione dei grovigli di proteina tau. Per farlo, serviranno nuovi studi con un range più ampio di campioni super ager che prendano in esame i meccanismi dei neuroni, degli assoni e l’integrità delle sinapsi.

Qui l’estratto originale dello studio.

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super ager

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