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Tumori resistenti alle cure? Studio italiano spiega il perché

Tempo di lettura: 2 minuti

Svelato il meccanismo che rende i tumori resistenti alle cure e ne causa il ritorno anche dopo anni

Uno studio italiano ha scoperto perché i tumori sono resistenti alle cure e il meccanismo che li porta a rientrare anche dopo anni di assenza. Il risultato, raggiunto da un gruppo di ricercatori guidati da Istituto Fondazione di Oncologia Molecolare (Ifom) e Candiolo Cancer Institute Irccs in collaborazione con l’Università di Torino e l’Università Statale di Milano, è stato pubblicato sulla rivista Nature Genetics. (Qui la pubblicazione dello studio).

Nello specifico i ricercatori, combinando biologia e matematica, hanno scoperto che le terapie, colpendo in modo mirato le cellule tumorali, fanno entrare alcune di esse in una sorta di stato di ‘letargo’. Per via di questo stato, le cellule tumorali acquisiscono una maggiore capacità di mutare per sopravvivere con conseguente ritorno anche dopo anni dalle cure. L’importante scoperta apre la strada a nuove cure per impedire lo sviluppo di metastasi, portando a trattamenti mirati e calibrati su ciascun tumore e paziente. 

Le parole dei protagonisti


Mariangela Russo, Prof.ssa del Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino e membro del Candiolo Cancer Institute, ha coordinato il gruppo di ricercatori spiegando nei dettagli l’obiettivo raggiunto. “Abbiamo osservato che le terapie a bersaglio molecolare inducono nelle cellule tumorali la transizione a uno stato di letargo. Ciò le rende in grado di tollerare temporaneamente il trattamento. I nostri studi – prosegue Russo – ci hanno permesso di capire che non solo le cellule tumorali persistenti hanno più tempo per sviluppare mutazioni genetiche a loro favorevoli, ma anche che la terapia rende questo processo più veloce”.

Anche Simone Pompei, coordinatore della ricerca insieme alla Prof.ssa Russo e membro dell’Istituto Fondazione di Oncologia Molecolare (Ifom), ha rilasciato importanti dichiarazioni in merito. “Avvalendoci degli strumenti forniti dalla fisica teorica, abbiamo tradotto gli esperimenti eseguiti in laboratorio in un linguaggio matematico. Questi strumenti– spiega Pompei – ci hanno permesso di interpretare e predire con maggiore precisione il comportamento delle cellule tumorali. In questo modo abbiamo calcolato che le cellule persistenti mutano fino a 50 volte più velocemente delle cellule tumorali. Questo significa – conclude – che, anche se presenti in piccolo numero, comportano un’alta probabilità di recidiva”.

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