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Una micro-pompa che salva dall’infarto: lo studio

Tempo di lettura: 2 minuti

Un nuovo studio pubblicato sul ‘New England Journal of Medicine’ presenta una nuova micro-pompa potenzialmente capace di ridurre la mortalità da infarto di oltre un quarto

Un recente studio pubblicato sul New England Journal of Medicine da un gruppo di ricercatori danesi e presentato al recente Congresso dell’American College of Cardiology di Atlanta, ha rivelato che l’utilizzo di una micro-pompa potrebbe ridurre la mortalità dovuta a un infarto di oltre un quarto. La micro-pompa interviene in caso di shock cardiogeno, condizione che si verifica quando il cuore smette di spingere il sangue verso gli organi vitali. In questi casi, la pressione crolla e reni e cervello smettono di funzionare conducendo il soggetto al decesso.

“Lo shock cardiogeno, dopo un infarto miocardico acuto, è una condizione di inadeguata perfusione del cuore dovuta a necrosi delle cellule muscolari coinvolte nella contrazione dell’organospiega Pasquale Perrone Filardi, presidente della Società italiana di cardiologia (Sic). Questa condizione colpisce dal 5% al 10% dei pazienti con infarto miocardico acuto e più della metà di questi pazienti muore durante il ricovero.

Lo studio ha coinvolto 355 pazienti divisi in due gruppi: il primo, formato da 179 soggetti, ha utilizzato la pompa a flusso microassiale, mentre il secondo (176 soggetti) si è limitato alla terapia standard. La morte per qualsiasi causa si è verificata in 82 pazienti su 179 (45,8%) nel gruppo con pompa a flusso microassiale e in 103 pazienti su 176 (58,5%) nel gruppo con terapia standard.

“Dopo 25 annicommenta Ciro Indolfi, past president della Sicquesto è il primo studio che dimostra che è possibile ridurre la mortalità del 26% nei pazienti con shock cardiogeno, una condizione estremamente grave che conduce a morte nel 50% dei casi. La selezione dei pazienti è stato l’elemento chiave dei risultati di questo studio che ha documentato un reale beneficio sulla sopravvivenza in una patologia dove la terapia medica è solitamente inefficace. Tuttavia – precisa lo specialista – l’utilizzo di questo catetere, che è grande, può dare delle complicanze alle arterie, che in futuro potranno essere ridotte grazie a un più attento controllo dell’accesso vascolare”.

Secondo lo studio, le curve di sopravvivenza mostrano una tendenza a separarsi immediatamente, con un aumento della mortalità nei controlli nei 180 giorni successivi all’inizio dell’osservazione, mentre la mortalità rimane stabile dopo 30 giorni nei pazienti trattati con la micro-pompa. “Questi ulteriori strategie terapeutiche, associate a un trattamento tempestivo dell’infarto con lo stent coronarico – concludono Indolfi e Perrone Filardi – contribuiranno a un aumento della sopravvivenza nei soggetti colpiti da questa patologia che, purtroppo, rappresenta ancora la causa numero uno di morte nell’uomo e nella donna

Clicca qui per leggere l’estratto originale dello studio.

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