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La variante Omicron potrebbe derivare direttamente dai topi

Tempo di lettura: 2 minuti

L’ipotesi prende origine da uno studio condotto dai ricercatori dell’University of Minnesota e pubblicato sulla rivista dell’Accademia nazionale delle scienze statunitense (Pnas)

A cura di Antonio Arigliani

La variante Omicron potrebbe avere avuto origine nei topi. Detto in questo modo potrebbe sembrare ‘fantascienza’ ma in realtà, si tratterebbe di qualcosa di concreto. A sostenere ciò, uno studio condotto dai ricercatori dell’University of Minnesota e pubblicato sulla rivista dell’Accademia nazionale delle scienze statunitense (Pnas). La nota variante fu identificata a novembre del 2021 generando successivamente una serie di sottovarianti, diventando in pochi mesi dominante in tutto il mondo. Omicron ha attirato fin da subito su di sé l’attenzione dei ricercatori a causa dell’elevato numero di mutazioni che contraddistingue il suo genoma rispetto alle varianti precedenti. Tale caratteristica le conferisce infatti un’elevata contagiosità e capacità di evadere la risposta immunitaria

Gli autori della ricerca hanno cercato di ricostruire la possibile origine della variante studiando la corrispondenza tra la struttura di una porzione della proteina Spike di Omicron (il cosiddetto receptor-binding domain o RBD) con quella dei recettori ACE sia umani sia di topo. Le due componenti, quella del virus e quella dell’ospite, agiscono come un meccanismo chiave-serratura. Studiarne la complementarietà è “tra i migliori sistemi per capire l’evoluzione del coronavirus” – scrivono i ricercatori. 

I dettagli dello studio

Il team si è concentrato in particolare su 4 mutazioni tipiche di Omicron. Da qui ha scoperto che una di esse, denoniminata N501Y è il risultato del’adattamento alla struttura del recettore ACE sia umano sia topo. Le altre tre, Q493R, Q498R e Y505H, sono invece il frutto dell’adattamento solo nel topo. È da questi dati che deriva l’ipotesi più probabile sull’origine di Omicron, secondo i ricercatori: “una variante di Sars-Cov-2 contenente la mutazione N501Y potrebbe essere stata trasmessa da una specie umana (o da una altra specie animale) ai topi”.

Successivamente la nuova variante, seguendo gli studi dei ricercatori in questione, si sarebbe diffusa nei roditori dove “si sono evolute mutazioni di RBM specifiche del topo (come Q493R, Q498R e Y505N)”. Infine, dai topi, la variante sarebbe tornata all’uomo, diventando in meno di un anno la responsabile della quasi totalità dei casi di Covid-19 nel mondo. Ovviamente è ancora presto per definire con certezza se tale studio possa essere considerato totalmente veritiero. Sta di fatto però che le premesse ci sono e, se dovessero esserci conferme future, si tratterebbe di uno dei studi più importanti in merito al Covid. 

Clicca qui per leggere l’estratto originale dello studio.

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Omicron
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