Solo in Italia sono quasi 1 milione e mezzo le persone che convivono con le demenze. In tutto il mondo, sono oltre 55 milioni
A cura di Antonio Arigliani
L’alzheimer è la forma più comune di demenza senile. Consiste in uno stato provocato da una alterazione delle funzioni cerebrali che implica serie difficoltà per il paziente nel condurre le normale attività quotidiane. La malattia colpisce la memoria e le funzioni cognitive e si manifesta inizialmente con lievi dimenticanze fino ad arrivare al punto in cui, i soggetti colpiti, non riescono più a riconoscere nemmeno i propri familiari. In Italia sono oltre 1.480.000 le persone colpite e si stima che siano destinate a diventare 2.300.000 entro il 2050. Dunque, circa 900.000 persone in più avranno bisogno di assistenza e supporto post-diagnostico.
I dati sono emersi da una ricerca sulla prevalenza delle demenze a livello globale. L’analisi è stata condotta dall’Institute of Health Metrics and Evaluation dell’Università di Washington e pubblicata sulla rivista ‘The Lancet’. Secondo gli esperti in questione, non solo i dati sono preoccupanti, ma si sottovaluta la vera portata del problema. I dati italiani sono in linea con i numeri in aumento a livello globale: in tutto il mondo sono 55 milioni le persone con demenza, destinate a diventare 139 milioni entro il 2050 (seguendo sempre i dati della ricerca prima menzionata). Praticamente, ogni 3 secondi, secondo le stime dei ricercatori, qualcuno nel mondo sviluppa la malattia.
Condurre più screening e combattere lo stigma
È molto importante parlare di demenza, sottolineano gli esperti. Uno dei metodi per tentare di prevenire la malattia è intercettare i casi di Alzheimer conducendo degli screening in popolazioni a rischio. Ciò è possibile, ad esempio, grazie a database realizzati mettendo insieme i dati degli esami associati al rinnovo delle patenti, o random, su persone afferenti a centri polispecialistici. Un altro punto chiave su cui concentrarsi è lavorare per aumentare la consapevolezza della malattia e ridurre lo stigma associato. Si tratta di un problema che interessa non solo la popolazione ma anche gli operatori sanitari. Combattere lo stigma richiede più azioni, come campagne di sensibilizzazione, corsi di formazione e il coinvolgimento di diverse figure professionali: dai medici di medicina generale, agli specialisti, ai farmacisti.
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