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Neurologia, scoperto nel cervello il sistema d’allarme che “accende” la paura

Tempo di lettura: 2 minuti

I risultati di uno studio statunitense, pubblicati sulla rivista ‘Cell Reports’, potrebbero aprire la strada a nuove terapie per trattare i disturbi legati alla paura

Uno studio statunitense rivela una scoperta che potrebbe rappresentare grandi novità in ambito neurologico. Individuata nel cervello, infatti, la centralina d’allarme che “accende la paura”. I suoi circuiti sarebbero attivati da una molecola chiamata Cgrp e operano integrando segnali sensoriali differenti, come immagini, sapori, suoni e odori interpretati come minacciosi. A dimostrare ciò, alcuni esperimenti su modelli animali condotti al Salk Insitute, negli Stati Uniti. I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista ‘Cell Reports’, potrebbero aprire la strada a nuove terapie per trattare i disturbi legati alla paura come nel caso della sindrome post-traumatica da stress, ma anche disturbi dovuti a ipersensibilità come autismo, emicrania e fibromialgia. (Qui i risultati dello studio).

Per l’essere umano, la maggior parte delle minacce del mondo esterno vengono percepite in maniera multisensoriale. Per intenderci, in caso di incendio, per esempio, si vedono le fiamme, si sente il calore e l’odore di bruciato. Diversi studi nel corso degli anni avevano dimostrato che questi segnali giungono in diverse aree del cervello mediante percorsi differenti e indipendenti fra loro. Un unico circuiot capace di integrarli sarebbe stato sicuramente utile alla sopravvivenza, ma fino ad ora nessuno lo aveva trovato.

I ricercatori del Salk Institute ci sono però riusciti misurando nei topi l’attività di singoli neuroni che si trovano in regioni del talamo e del tronco encefalico. In queste aree del cervello abbonda una molecola legata all’avversione, denominata peptide e correlata al gene della calcitonina (Cgrp). Gli esperti, utilizzando proteine fluorescenti, hanno ricostruito i percorsi che portano gli stimoli sensoriali negativi fino all’amigdala: si tratta di due circuiti distinti, entrambi necessari per formare ricordi che tengano lontani dai pericoli. 

“I circuiti potrebbero essere coinvolti in disturbi psichiatrici”

“Anche negli esseri umani le stesse regioni del cervello esprimono abbondanti quantità di Cgrp – spiega il coordinatore dello studio Sung Han. Ciò suggerisce che i circuiti potrebbero essere coinvolti in disturbi psichiatrici legati alla percezione delle minacce”. Ora, lo scopo dei ricercatori è quello di capire se questi percorsi neuronali abbiano effettivamente un ruolo nelle malattie che implicano anomalie nell’elaborazione di stimoli multisensoriali. Tra queste patologie ci sono ad esempio l’emicrania, la sindrome post-traumatica da stress e molti dei disturbi dello spettro autistico. 

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