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Le apnee notturne causano declino cognitivo: lo studio

Tempo di lettura: 2 minuti

Secondo la nuova ricerca l’effetto negativo delle apnee ostruttive del sonno è visibile anche in soggetti sani

Le apnee ostruttive del sonno possono causare danni a lungo termine al cervello, favorendo il declino cognitivo. Il dato emerge da un nuovo studio condotto da un team del King’s College di Londra e pubblicato sulla rivista ‘Frontiers in Sleep’. Secondo la ricerca, guidata dall’esperta Ivana Rosenzweig, le apnee notturne causerebbero danni al cervello anche in soggetti visibilmente sani.

“Negli uomini con apnea ostruttiva del sonno (OSA) – spiega Rosenzweig – abbiamo rilevato un funzionamento esecutivo e una memoria visuo-spaziale più scarsi, oltre a deficit di vigilanza, di attenzione e di controllo psicomotorio e degli impulsi. La maggior parte di questi deficit era stata precedentemente attribuita a comorbilità. Abbiamo scoperto però che non è (sempre) così”.

Lo studio ha preso in esame 27 uomini tra i 35 e i 70 anni con nuova diagnosi di OSA da lieve a grave, ma senza comorbilità. I soggetti non erano né fumatori né alcolisti, e non avevano problemi di peso. Il gruppo di controllo era formato da 7 uomini simili per età, indice di massa corporea e livello di istruzione, ma senza OSA. La funzione cognitiva dei soggetti è stata testata con il CANTAB – Cambridge Neuropsychological Test Automated Battery. I dati hanno indicato che i pazienti con OSA grave presentavano una vigilanza, un funzionamento esecutivo, una memoria di riconoscimento visivo a breve termine e un riconoscimento sociale ed emotivo inferiori rispetto ai controlli abbinati. I pazienti con OSA lieve hanno ottenuto risultati migliori rispetto a quelli con OSA grave, ma peggiori rispetto ai controlli. Tale dato ha fornito la prova di un effetto diretto della patologia sulle performance cerebrali.

I problemi maggiori riguardano la capacità di corrispondenza visiva simultanea e la memoria di riconoscimento visivo a breve termine per schemi non verbalizzabili, test di funzionamento esecutivo e attenzione stimolata, e la cognizione sociale e riconoscimento delle emozioni. Secondo i ricercatori, i deficit cognitivi evidenziati sarebbero dovuti alla scarsa disponibilità di ossigeno e agli alti livelli di anidride carbonica nel sangue. Ma anche a cambiamenti nel flusso sanguigno e più in generale alla frammentazione del sonno e allo stato costante di neuroinfiammazione.

“Ciò che resta da chiarire negli studi futuri è se le comorbilità abbiano un effetto additivo o sinergico su questi deficit. Sarà inoltre importante capire se vi sia una differenza nei circuiti cerebrali nei pazienti con OSA con o senza comorbilità” concludono gli autori.

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