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La giusta prassi per una corretta campagna antinfluenzale – Prof. Michele Conversano

Tempo di lettura: 4 minuti

Il Prof. Michele Conversano, Direttore del Dipartimento di Prevenzione della ASL di Tarantospiega i fattori chiave che permettono la buona riuscita di una campagna vaccinale antinfluenzale

Insieme alle misure di igiene e di protezione individuale, la vaccinazione è lo strumento più efficace e sicuro per prevenire l’influenza stagionale. Affinché sia ben conosciuta e comunicata l’importanza del vaccino antinfluenzale, c’è però bisogno che venga messa in atto una corretta campagna antinfluenzale. Per saperne di più e per comprendere quindi i meccanismi e le strategie che portano alla formazione di una buona campagna vaccinale, Italian Medical News ha deciso di intervistare un esperto in materia: il Prof. Michele Conversano, Direttore del Dipartimento di Prevenzione della ASL di Taranto

Professore, quali sono dal suo punto di vista i fattori chiave di una campagna antinfluenzale di successo?

“Essenzialmente l’organizzazione. O meglio, la flessibilità organizzativa. Abbiamo in tutta Italia delle realtà organizzative molto differenti, non esiste un modello unico. Perciò bisogna avere una flessibilità organizzativa per poter adattare un modello organizzativo alla precisa realtà che lo circonda. L’organizzazione di una campagna vaccinale è poi composta da diversi punti. Ne cito alcuni tra i più importanti: effettuare gli ordini nei tempi giusti, avere la disponibilità del vaccino secondo un calendario previsto, avere per quanto possibile anche più aziende che forniscano vaccini diversi”.

“Dal punto di vista del cittadino invece, il principale fattore è la chiamata attiva. Ricordo che la vaccinazione antinfluenzale è un Lea (Livello essenziale di assistenza) e quindi un diritto dei cittadini. Diritto che però non si manifesta solo attraverso il rendere disponibile il vaccino, ma anche attraverso la chiamata del cittadino. Per cui è importante che la Regione, il centro vaccinale, il medico di medicina generale o chiunque sia incaricato di vaccinare chiami il cittadino. Il cittadino ha diritto ad essere chiamato perché la ‘chiamata attiva’ ed il ‘sollecito’ di chi non si presenta, sono i cardini principali di una corretta campagna di vaccinazione di popolazione. Avere le idee chiare sin dall’inizio è fondamentale”. 

“Bisogna coinvolgere tutti”

Quali attori secondo lei è importante coinvolgere per incrementare le coperture?

“L’esperienza Covid ci ha insegnato che non esiste il monopolio a carico di qualcuno. Non esiste una vaccinazione di successo se effettuata esclusivamente dai centri vaccinali, o solo dai medici di base, o solo dagli specialisti e così via. Bisogna coinvolgere tutti. In primis il coordinamento deve essere a carico del Dipartimento di Prevenzione, la struttura del SSN responsabile del raggiungimento degli obiettivi di copertura vaccinale previsti dal Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale. Bisogna poi coinvolgere una serie di figure:, gli stessi centri vaccinali, i medici di medicina generale, i medici specialisti ed anche  i farmacisti pubblici Questo perché, nonostante il grandissimo contributo delle figure appena indicate, non si è mai raggiunto l’obiettivo minimo di copertura vaccinale, ovvero il 75% degli anziani. Obiettivo tra l’altro indicato sia dall’Oms sia dai Piani nazionali”.

“Quindi c’è bisogno anche della rete degli specialisti: i reparti di dialisi devono vaccinare i propri pazienti; i reparti di oncologia devono vaccinare o comunque chiamare alla vaccinazione i pazienti oncologici e così via. Abbiamo tutta una serie di strutture di specialisti ben attivati durante la vaccinazione Covid e sarebbe assurdo non coinvolgerli anche per quella contro l’influenza. È fondamentale la loro inclusione. Così come è fondamentale aumentare le sedi di vaccinazione, iniziando ad esempio dalle Rsa (residenze per anziani) e le Case di Riposo. Altro elemento importante sono i farmacisti: la legge consente infatti che tali figure possano non solo promuovere la vaccinazione antinfluenzale, ma anche effettuare materialmente le vaccinazioni. Offrire setting alternativi come la farmacia, gli open day, i grandi hub vaccinali. Questi sono elementi che possono incrementare molto la copertura vaccinale”. 

L’importanza della comunicazione

Che ruolo ha la comunicazione in relazione ai rischi connessi all’influenza e soprattutto quanto è importante in merito al valore della prevenzione?

La comunicazione è tutto. Purtroppo noi viviamo in un passato sbagliato dove qualche notizia errata, qualche errore di valutazione, anche da parte di qualche istituzione nazionale, ha causato il crollo delle coperture. La comunicazione è quindi fondamentale anche per definire adeguatamente la pericolosità dell’influenza stessa. Per sfatare quel pensiero comune che si aggira intorno alla frase ‘è solo una banale influenza’. Essa può essere banale quando si è giovani. Quando siamo anziani non è mai banale“.

“Occorre ricordare che noi non vacciniamo per evitare un paio di giorni di febbre, ma vacciniamo l’anziano per evitare le gravi complicazioni che l’influenza può causare: ictus, infarto, broncopolmoniti, ricoveri etc. La comunicazione è fondamentale quindi innanzitutto per generare la percezione del rischio. L’espressione ‘banale influenza’ è assolutamente da combattere, perché può essere molto rischiosa. Questo è importante per far comprendere all’anziano e anche a qualche nostro collega medico l’importanza della vaccinazione. I vaccini sono i farmaci più sicuri perché sono testati a lungo prima di essere autorizzati all’uso”.

“I numeri e i vantaggi dei vaccini non sono frottole”

“Come per tutti farmaci esiste la possibilità di avere degli eventi avversi derivati dalla vaccinazione, ma sono rari e quasi sempre di lieve entità e di breve durata, assolutamente imparagonabili agli effetti della malattia. È essenziale capire che i vaccini offrono grossi benefici. I numeri e i vantaggi dei vaccini non sono frottole. Riassumendo dunque, la comunicazione e l’informazione sono importanti  da un lato per avere una corretta  percezione del rischio della malattia e delle sue complicanze; dall’altro per comprendere i grandi vantaggi della vaccinazione”. 

L’intervista è stata elaborata con il contributo non condizionato di

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