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Covid-19 e iperglicemia: lo studio dell’Università ‘Luigi Vanvitelli’

Tempo di lettura: 3 minuti

Raffaele Marfella, Professore ordinario Medicina interna presso l’Università degli Studi della Campania ‘Luigi Vanvitelli’, racconta la genesi, lo sviluppo e la conclusione della ricerca

Iperglicemia e Covid-19: la prima può condizionare la seconda? È questa la domanda che si sono posti i maggiori esperti e professionisti dellUniversità degli Studi della Campania ‘Luigi Vanvitelli’ e proprio a partire da questa domanda è stato avviato ed elaborato un interessante ed innovativo studio teso a mirare proprio il rapporto tra le due patologie. Italian Medical News ha intervistato una delle principali figure dello studio: Raffaele Marfella, Professore ordinario di Medicina interna presso l’Università degli studi della Campania ‘Luigi Vanvitelli’ e Dirigente Medico AOU Vanvitelli

Professore, può dirci come è nato lo studio e in che modo si è evoluto?

“Lo studio parte da un nostro background, legato agli effetti dell’iperglicemia e del diabete sulle malattie cardiovascolari. Sappiamo da anni, anche grazie ai contributi del nostro gruppo di ricerca, che l’iperglicemia è in grado di condizionare un po’ tutti quelli che sono gli eventi acuti. Partendo da questo dato, ci siamo chiesti se effettivamente il diabete, ma soprattutto l’iperglicemia, potesse in qualche modo condizionare anche l’andamento della malattia da Covid-19. Abbiamo cominciato questo studio osservando il seguente dato: i pazienti che al momento del ricovero registravano livelli di glicemia più alti, anche senza diagnosi di diabete, avevano una durata della malattia da Covid-19 più lunga della norma. Inoltre, molto spesso, presentavano delle complicanze decisamente gravi. Abbiamo dunque ipotizzato e poi dimostrato con una serie di pubblicazioni, che oggettivamente l’iperglicemia aumentava il danno da Covid”.

“L’aumento del glucosio peggiora la malattia da Covid-19”

Quanto è importante il controllo del glucosio nei pazienti con diabete di tipo 2, specie se affetti da Covid 19?

“Se, come abbiamo dimostrato, l’aumento del glucosio durante il ricovero determina un peggioramento della malattia Covid, ne consegue che il controllo della glicemia favoriva e migliorava l’outcome. Alla base di questo meccanismo bisogna fare un’importante considerazione: l’aumento del glucosio peggiora la malattia Covid 19 perché essa aumenta la coagulazione del sangue. Con il nostro studio abbiamo dimostrato che questo aumento della coagulazione è ampliato dall’iperglicemia. Per essere più chiaro: nei pazienti con glicemia di 180 mg/dL , considerando che il valore normale è massimo 120 mg/dL, il sangue coagula più facilmente. Dunque la situazione di un paziente affetto da Covid e con iperglicemia sarà caratterizzata da una notevole aumento della coagulazione del sangue. Il tutto provoca una situazione che definirei drammatica. Il dato positivo è che se noi abbassiamo la glicemia, la coagulazione migliora. Di conseguenza migliora anche la sopravvivenza dei nostri pazienti”. 

Il vostro studio si è basato (si legge sull’estratto) sull’analisi e la valutazione di 59 pazienti con Covid-19 ricoverati in ospedale, con particolare attenzione sui livelli glicemici e iperglicemici. Può dirci qualcosa in merito?

“Innanzitutto abbiamo differenziato i pazienti esclusivamente sui livelli di glicemia,  monitorandoli nel tempo, analizzando e registrando tutti gli eventi. Poi, a fine studio abbiamo realizzato un’analisi post-hoc: dopo aver raccolto tutti i dati, di tutti i pazienti, c’è stata una selezione di quelli che erano sovrapponibili per età, patologie concomitanti, terapie e quant’altro. È un tipo di analisi statistica che ti consente di seguire tutti i pazienti all’inizio, per poi selezionare coloro che puoi confrontare. Un’analisi che parte generale per poi diventare selettiva. È una metodica che si usa per tutti gli studi osservazionali”.

Conclusioni dello studio

Come si può riassumere il senso dello studio?

“Con due considerazioni in particolare. La prima è negativa: ovvero che il paziente iperglicemico non è un paziente raro. Infatti poco meno del 50% dei pazienti ricoverati hanno livelli di glicemia superiori a 140 mg/dL. Dunque tantissime persone, anche senza diagnosi di diabete, sono a rischio di malattie più gravi. La considerazione positiva è che l’abbassamento della glicemia annulla l’effetto deleterio dell’iperglicemia stessa. Il senso di questo studio è di fare attenzione, tra i vari parametri, alla glicemia. Un parametro spesso sottovalutato. Bisogna porre l’attenzione sul controllo della glicemia che può dare ottimi risultati in termini di sopravvivenza”.

Vuole aggiungere qualcosa in particolare?

“Volevo sottolineare l’importanza che avuto l’Università ‘Luigi Vanvitelli’. Da tutti i reparti e da tutti i gruppi di ricerca è stato affrontato il problema Covid con uno spirito importante. Abbiamo dimostrato una significativa resilienza, adattando tutte le nostre conoscenze di ricercatori ad una malattia nuova che non conoscevamo come il SARS-CoV-2”.

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