Secondo la comunità scientifica i vaccini anti-Covid hanno salvato circa 20 milioni di persone. Ma ricercatori da più parti del mondo stanno cercando di renderli ancora più protettivi
Secondo buona parte della comunità scientifica internazionale i vaccini contro il Covid hanno salvato oltre 20 milioni di vite. Allo stesso tempo gli aggiornamenti dei vaccini saranno sempre un passo indietro rispetto all’evoluzione del virus. Almeno per ora, però. Infatti, scienziati da più parti del mondo sono al lavoro per sviluppare tecnologie che rendano i vaccini ‘ampiamente protettivi’, ovvero in grado di prendere di mira future varianti e coronavirus correlati. Ad anticipare la nuova generazione di vaccini, da quelli ‘a mosaico’ a quelli ‘autoamplificanti’, è un nuovissimo articolo pubblicato sulla rivista ‘Nature’.
Secondo l’articolo in questione oltre sono 50 i nuovi vaccini sono già testati e potenzialmente approvabili. Inoltre, ce ne sono centinaia in studi clinici in fase iniziale e avanzata, così come tanti altri sono stati abbandonati durante lo sviluppo. Il punto è che le varianti variali possono eludere parte dell’immunità fornita dai vaccini originali. È per questo che ricercatori da tutto il mondo sono al lavoro per elaborare vaccini di nuova generazione: non solo quelli nasali e quelli bivalenti o aggiornati, ma anche altri basati su nuove tecnologie e piattaforme. L’obiettivo dei vaccini di nuova generazione sarà quello di generare una risposta immunitaria contro particolari regioni della proteina spike. Regioni che sono conservante nelle varianti: una di queste è il dominio legante il recettore (RBD).
Struttura dei vaccini ‘a mosaico’
Almeno due team, uno dell’Università di Washington e un altro del California Institute of Technlogy stanno sviluppando i cosiddetti vaccini “a mosaico”. Questi sono composti da una nanostruttura a cui sono attaccati frammenti di proteine spike provenienti da 8 diversi coronavirus. I vaccini a mosaico, proprio per questa loro particolare struttura, possono proteggere da una varietà di virus simili a Sars-Cov-2, varianti comprese. Nel caso delle varianti, quando una cellula B riconosce più di un RBD, attaccandosi a regione conservate da più specie di virus, vi si lega fortemente, permettendo alla cellula B di produrre più anticorpi. Gli studi, per ora su animali, suggeriscono risultati positivi.
Fonte: articolo Nature.
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