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Dumping contrattuale: il paradosso che mortifica i lavoratori e pesa sulla Sanità

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Dumping contrattuale: il paradosso che mortifica i lavoratori e pesa sulla Sanità

Emerge con forza il problema dei dumping contrattuale:

Il Dumping contrattuale è un fenomeno che sta coinvolgendo i centri di riabilitazione nello specifico e che ricade sulla Sanità in generale. In Italia ci sono milioni di persone che lavorano in una condizione contrattuale insostenibile: contratti rappresentativi o, addirittura, “pirata”. Una cifra triplicata col passare del tempo: negli ultimi dieci anni sono arrivati a 985 (CNEL) di cui il 40% pirata. Proprio il presidente del CNEL ha parlato di una piaga da estirpare. La cosa grave, però, è che, in alcune circostanze il fenomeno venga incentivato più che essere combattuto. La denuncia è del Comitato Giustizia Contrattuale, a firma del rappresentante, il Dr. Francesco D’Addino.

La questione del Dumping contrattuale è legata, nello specifico, ai centri di riabilitazione, centri accreditati, equiparati a quelli pubblici, che forniscono servizi sanitari a carico del SSN. Si parla di 894 centro con oltre 47mila lavoratori e il contratto di riferimento è quello AIOP, l’unico equiparabile al contratto del settore pubblico. I centri che non applicano questo tipo di contratto risparmiano fino al 46,6% sul costo del lavoro. Tradotto: un dipendente che lavora in questi centri lavora più ore guadagnando fino a 10mila euro in meno rispetto a un collega che fa lo stesso lavoro in un centro con contratto AIOP. In un anno, quindi, vengono sottratti 125 milioni ai lavoratori, a livello nazionale. Un danno per i lavoratori e per la bontà dei servizi offerti.

Il nocciolo della questione è che tutti i centri prendono dai SSR le stesse tariffe e questo per una norma di trent’anni fa, l’art.8-sexies comma 5:

“sono determinate in base ai costi standard di produzione costi standard di costi generali, calcolati su un campione rappresentativo di strutture accreditate, preventivamente selezionate secondo criteri di efficienza, appropriatezza e qualità di assistenza”. Una norma usata come salva dumping ma che, in effetti, non lo è. L’unica strada per superare questa anomalia è adottare tariffe differenziate: chi ha contratti con costi inferiori deve avere tariffe inferiori ma c’è un l’opposizione delle associazioni datoriali.

Nelle prossime settimane le Regioni dovranno adeguare le tariffe in virtù del rinnovo del contratto AIOP. Le associazioni vorrebbero addirittura che l’aumento ci sia anche per chi non ha il contratto AIOP e quindi non ha avuto alcun aumento dei costi, incrementando così la forbice a favore di chi fa dumping contrattuale. Un paradosso inammissibile ma che può trasformarsi in realtà, con la conseguenza che sempre più centri abbandoneranno il contratto AIOP per contratti più convenienti.

Le soluzioni praticabili sono diverse:

chiedere la rendicontazione alle aziende da cui si evinca la corretta applicazione del CCNL, il Ministero della Salute attualizzi il Decreto Legge, sostituire il comma 5 con un testo che sancisca l’obbligatorietà, per l’accreditamento, dell’applicazione del contratto più vicino a quello della sanità pubblica. Infine sancire definitivamente la totale diversità tra centri ex art. 26 (prestazioni sanitarie a totale carico del SSN) e RSA (prestazioni sociosanitarie) perché questa confusione genera anomalie, anche contrattuali. Una situazione che va a danno del lavoratore, del servizio sanitario e di tutti quelli che lavorano nel rispetto delle leggi.

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